Commissione UE, presentato a Strasburgo un piano di investimenti da 315 miliardi. Juncker: “L’Europa volta pagina”
“L’Europa sta voltando pagina dopo anni di sforzi per promuovere la credibilità fiscale e le riforme”. Così Jean-Claude Juncker apre il discorso alla plenaria del Parlamento europeo con cui presenta il piano per “stimolare” gli investimenti che, dice, in Europa sono “370 miliardi sotto il livello pre-crisi”. Il piano si fonda su 21 miliardi di capitale pubblico (garanzie del bilancio europeo per 16 miliardi, altri 5 miliardi arrivano dalla Banca europea per gli investimenti – Bei). Questi fondi, in virtù di un effetto leva dichiarato di 1 a 15, sarebbero a loro volta in grado di mobilitare complessivamente 315 miliardi di investimenti. Il ministro italiano dell’Economia, Pier Carlo Padoan, accoglie il piano con fiducia: “E’ necessario e possibile uno choc per la crescita. E’ il primo passo verso una svolta a favore della crescita e del lavoro. Bisogna andare avanti in fretta per non deludere i cittadini”.
In sostanza, la Commissione Juncker stima che per ogni euro investito dal fondo se ne possano mettere in moto altri 15 da parte dei governi dei Paesi membri e anche da parte dei privati. L’attrattiva, per questi ultimi, si dovrebbe fondare sul fatto che il rischio maggiore degli investimenti si sposta sulle garanzie pubbliche. I documenti pubblicati dalla Commissione stimano un aggiunta di 330-410 miliardi al Pil Ue dei prossimi tre anni.
La convenienza perché gli Stati mettano denari sul piatto, invece, è data dalla condizione annunciata dallo stesso Juncker: “I contributi degli Stati saranno fuori dal deficit e dal debito”. Significa che non verranno conteggiati nei parametri fissati dal Patto di Stabilità e Crescita e dagli altri trattati sul rigore di bilancio a livello Ue; documenti che hanno a lungo imbrigliato – in questi anni – le mani ai governi. E’ questo, a ben vedere, il dato politico più importante annunciato dal presidente della Commissione.
Il presidente della Commissione indica che il piano sarà “operativo entro giugno 2015″ e che la scelta dei progetti sarà affidata a “esperti” con lo scopo finale, afferma Juncker, di “drenare denaro verso i paesi che più hanno sofferto per la crisi”. Sul ritorno che avranno i paesi che contribuiscono direttamente al fondo, aggiunge: “Si vedrà quali saranno i flussi che torneranno ai singoli Paesi”, ma occorre ragionare in termini complessivi, in termini di “solidarietà. Se abbiamo più crescita in Spagna sarà bene per la Francia, se c’è più crescita in Francia andrà bene per l’Italia e la maggiore crescita nei paesi del Sud sarà a favore della Germania”.
Juncker, che specifica di “tener fede alle mie promesse” con gli annunci odierni, definisce “realistico” il piano di interventi. Per di più, annuncia che il piano potrebbe essere prorogato nel periodo 2018-2020, “se funzionerà”. Quanto agli ambiti, in attesa delle mosse degli esperti, cita scuola, trasporti, sanità e efficienza energetica: “Penso a un bambino di Salonicco che deve entrare in una scuola moderna, con i computer, penso – ha detto Juncker – ai servizi ospedalieri, penso al pendolare francese che potrà andare al lavoro in tram, risparmiando la benzina, migliorando la qualità dell’ambiente”.
Social