Il Papa a Istanbul, giornata di preghiera nella Moschea blu: “Musulmani, ebrei e cristiani possano essere fratelli e compagni di strada”
Papa Francesco, nella seconda giornata del viaggio in Turchia, è rimasto in raccoglimento nella Moschea Blu, a Istanbul, dove è arrivato a bordo di un’utilitaria. In rispetto alla tradizione, è entrato senza scarpe. Per due minuti è rimasto in meditazione, con le mani sulla croce pettorale. Accanto il Gran Muftì, anche lui in preghiera. Bergoglio è il terzo Pontefice ad entrare in una moschea.
Questa mattina al suo arrivo a Istanbul Francesco è stato accolto dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. Nella città sul Bosforo, il Pontefice ha in programma un incontro con una delegazione della piccola comunità cattolica (53mila fedeli) oltre che con Bartolomeo. Quindi, Papa Francesco – che ieri ad Ankara aveva incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ed il Gran Mufti Mehmet Gormez – visiterà Santa Sofia, la basilica trasformata in moschea dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453 e poi convertita in museo.
La visita di Francesco in Turchia si concluderà domani, festa di Sant’Andrea, santo patrono degli ortodossi, con una celebrazione insieme a Bartolomeo.
Ieri, parlando ad Ankara dinanzi alle massime autorità del Paese, Jorge Maria Bergoglio aveva parlato del terrorismo, pur senza citare esplicitamente lo Stato islamico, sostenendo come sia “lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale”. Poi aveva affrontato il tema delle persecuzioni nei confronti dei cristiani e di altre minoranze religiose. “Fino ad oggi, siamo purtroppo ancora testimoni di gravi conflitti. In Siria e in Iraq, in particolar modo, la violenza terroristica non accenna a placarsi. Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti dei prigionieri e di interi gruppi etnici; si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente i cristiani e gli yazidi: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo”.
L’auspicio del Papa è che “musulmani, ebrei e cristiani siano fratelli e compagni di strada. E’ fondamentale – aveva spiegato – che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani, tanto nelle disposizioni di legge quanto nella loro effettiva attuazione, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa. In questo modo, la libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace”.
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