Omicidio di Ragusa, arrestata la mamma del piccolo Loris. Il padre: “Se è stata lei mi crolla il mondo addosso”
È stata lei a uccidere Loris, strangolandolo, e a gettarne il cadavere nel canale di scolo.
A queste conclusioni è arrivata la Procura della Repubblica di Ragusa facendo scattare il fermo, pochi minuti prima della mezzanotte, di Veronica Panarello, casalinga di 26 anni, madre del bambino.
Ha agito da sola, Veronica, almeno a giudicare dai reati che lo sono stati contestati: omicidio volontario aggravato dal legame di parentela e occultamento di cadavere appunto, senza il concorso di nessuno. Sarà il giudice per le indagini preliminari, nelle prossime 48 ore, a decidere sulla convalida del fermo. La donna probabilmente le trascorrerà a Ragusa, nel piccolo braccio femminile del carcere cittadino.
Più che un colpo di scena è sembrata la logica conclusione di nove giorni di indagini, tanti e tali erano diventati i sospetti sulla mamma di Loris, tante e tali erano state le bugie che aveva raccontato agli investigatori. Ma chi immmagina che Veronica ieri sera possa aver ceduto davanti all’incalzare delle domande, rimarrà deluso: nessuna confessione. «Non sono stata io», ha negato disperatamente.
Erano andate a prenderla tre auto civetta , alle cinque del pomeriggio, nell’appartamento di via Garibaldi 82, per portarla in Procura a Ragusa. Gli elicotteri volteggiavano sul palazzo, le telecamere a decine aspettavano sulla strada e lei non s’è fatta trovare impreparata. E’ uscita dal portone con il volto coperto da un cappuccio, non sono riusciti a rubarle una sola espressione. Era accompagnata dal marito, Davide Stival, il padre di Loris, che una volta a Ragusa una frase accorata se la sarebbe lasciata sfuggire: «Se è stata lei mi cade il mondo addosso…».
L’aspettavano a Palazzo di Giustzia il procuratore capo Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota. Interrogavano la donna per la prima volta, in altre due occasioni era stata ascoltata in Questura e pur fra mille incongruenze era sempre riuscita a tornare a casa. Ma stavolta era diverso e anche lei l’avrà subito capito. Stavolta aveva davanti un macigno – il rapporto appena confenzionato dagli investigatori per i magistrati – e non ce l’ha fatta a scansarlo.
Un rapporto che si immagina incentrato soprattutto sulle telecamere, su quegli occhi elettronici di cui il paese è disseminato, sui filmati che ne sono stati ricavati e che hanno smontato il racconto di Veronica quasi punto per punto. Tanto per cominciare lei disse che aveva accompagnato a scuola Loris e non era vero: a scuola non ci era mai arrivata, la telecamera di un emporio riprese addirittura il bambino mentre rientrava in casa senza essere mai salito sulla Polo nera, alle 8.32 di quel sabato 29 novembre.
Poi raccontò di essere andata direttamente al corso di cucina, quella mattina, e invece rientrò due volte in casa, la prima per 36 minuti e la seconda per tre minuti e mezzo, nell’arco di tempo compatibile, secondo l’autopsia, con la morte di Loris. E infine i sei minuti in più che gli servirono da una telecamere all’altra del paese, proprio della parti del Mulino Vecchio, dove il corpo di Loris sarebbe stato ritrovato.
Ma anche i dubbi rimangono tanti. Loris sarebbe stato strangolato con una fascetta elettrica e con lo stesso tipo di fascetta gli sarebbero stati legati i polsi. Perché tanta ferocia? Cosa ha scatenato tanto accanimento? E i misteri ancora da sciogliere: lo zainetto blu di Loris che non si trova, nonostante sia stato controllato ogni cassonetto, ogni angolo di campagna; e gli slip che il povero bambino non aveva più addosso nonostante conservasse pantaloni, scarpe e grembiule della scuola. Per arrivare alla vera domanda: è stato un delitto d’impeto o una lucida messa in scena?
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