Ebola, il medico italiano contagiato in Sierra Leone è guarito. A breve potrà tornare a casa. “Non sono un eroe ma un soldato caduto in battaglia contro questo terribile virus”
Fabrizio, il medico italiano di Emergency infettato dal virus Ebola in Sierra Leone, potrebbe essere dimesso domani dall’istituto Spallanzani. Una decisione che fa ben sperare per il decorso della malattia. Le condizioni del medico sono notevolmente migliorate nell’ultimo periodo e, secondo quanto si apprende, il paziente potrebbe dunque uscire dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive già nella giornata di domani. Sempre per domani alle 12,30, è stata convocata una conferenza stampa presso lo Spallanzani con la partecipazione del ministro Beatrice Lorenzin, in occasione della quale i medici illustreranno le condizioni del paziente.
Il medico di Emergency era stato ricoverato all’Istituto Spallanzani lo scorso 25 novembre, dopo essere stato trasportato in urgenza dall’Aereonautica Militare italiana dalla Sierra Leone presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani, centro di riferimento per Ebola. Dopo alcuni giorni dal ricovero le condizioni del paziente si erano improvvisamente aggravate, richiedendo il trasferimento nell’Unità di Rianimazione ad alto isolamento.
Successivamente il quadro clinico ha iniziato a mostrare significativi miglioramenti, fino ad arrivare ad una condizione definita dai medici come buona. Il medico italiano è stato sottoposto ad una serie di trattamenti sperimentali dal momento che non esiste ancora una terapia standard contro l’ebola. I farmaci sperimentali, incluso il plasma derivato da sangue di pazienti guariti, sono stati ottenuti grazie ad una collaborazione internazionale che ha visto anche l’impegno di una speciale unità dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Presso lo Spallanzani, un team di una trentina tra medici e infermieri si è preso cura ininterrottamente del paziente zero italiano.
Prima di Natale, al medico, il medico di Emergency ha ricevuto una telefonata da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale ha sottolineato, nel suo messaggio di fine anno, come il Paese debba valorizzare simili personalità. Il 26 dicembre, il medico ha deciso per la prima volta di raccontare la propria esperienza con una lettera inviata alla sua Ong e che è stata resa pubblica. Nella lettera, il paziente ringrazia i sanitari, ricorda i colleghi impegnati in Africa nella lotta contro il virus ed afferma di non sentirsi un “eroe” ma neanche un “untore”, bensì un soldato caduto in battaglia contro questo terribile virus.
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