Quirinale, l’identikit proposto da Renzi fa pensare a Visco. “Dobbiamo discutere il profilo di un grande arbitro che aiuti il Paese a crescere”
Sempre con l’adrenalina a mille, alle 8 del mattino Matteo Renzi si presenta al Nazareno, apre i lavori della segreteria del Pd e qualche minuto più tardi Filippo Sensi, capoufficio stampa di Palazzo Chigi provvede a lanciare su Instagram le foto della riunione, mani che lavorano, visi pensosi, fervore mattutino. Nella riunione Renzi spiega ai suoi ragazzi i preliminari della vicenda Quirinale, ma poi a riunione finita, in una chiacchierata informale a chi gli chiede di Romano Prodi, il premier-segretario dà una risposta eloquente: il replay di quel flop va evitato a tutti i costi. Morale della favola, Romano Prodi è fuori dalla prima rosa, che poi per Renzi è quella che conta, quella con la quale vuole eleggere il prossimo Capo dello Stato. Ma non è tutto. Nelle esternazioni pubbliche di queste ore il presidente del Consiglio ha detto poche cose ma chiare e la più chiara è questa: «Ragionevolmente a fine mese avremo il prossimo presidente della Repubblica». Dunque, sin dalla quarta o quinta votazione, quelle nelle quali è sufficiente la maggioranza degli aventi diritto. Torna in Renzi la velocità, torna l’urgenza di apparire il leader che tira fuori il Paese dalla palude.
La seconda cosa chiara l’ha chiarita ieri pubblicamente: «Dobbiamo discutere il profilo di un grande arbitro che aiuti il Paese a crescere». Un identikit finalmente esplicito che, incrociato alle chiacchiere riservatissime fatte da Renzi con i suoi amici, aiuta a scoprire la sua carta coperta: il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Gli incastri convergono. È Visco, o meglio può essere lui – il «grande arbitro», che aiuta l’Italia a «crescere», verbo non casuale; è lui – per citare il Renzi di due giorni fa – «il Presidente che si trova ad assumere «rilevanti responsabilità in alcuni passaggi» e «rilevantissime in alcuni momenti storici», in definitiva potrebbe essere il Governatore della Banca d’Italia «la personalità di grande livello» che può aiutare l’Italia nella sua transizione economica.
Naturalmente Renzi sa bene che la battaglia per il Quirinale è snervante e un’eventuale candidatura Visco potrà essere messa in campo soltanto nel momento in cui i suoi promotori fossero sicuri di poterla condurre in porto. Proprio perché questo scenario non è garantito, Renzi si lascia aperte tutte le porte. Con alcune preferenze. Subito dopo Visco, nella rosa di Renzi, almeno così dice nelle sue chiacchierate informali, c’è una seconda fascia, formata da due nomi, capaci di coagulare attorno a loro, maggioranze larghe: l’ex vicepresidente del Consiglio (del governo D’Alema), ex Dc, ex Ppi, attuale giudice della Corte Costituzionale Sergio Mattarella e il sindaco di Torino, nonché presidente dell’Anci, Piero Fassino.
Nella top ten di Renzi, in terza fascia, l’ex leader del Pd Walter Veltroni
Un nome, si sussurra a palazzo Chigi, che potrebbe essere calato in caso di crisi degli schemi di gioco precedenti. Naturalmente nella corsa al Quirinale contano i tempi di esposizione e di «combustione» mediatica e proprio per questo a palazzo Chigi hanno cercato di capire come fosse uscita sui giornali la voce di un Veltroni in ascesa e l’indagine ha dato una risposta, a suo modo, scontata, quando nel Pd si deve trovare il nome di un colpevole: una volta ancora, sarebbe Massimo D’Alema, l’«uomo nero» che torna buono in ogni stagione. C’è poi una quarta fascia e questa comprende personalità dal profilo diverso, che Renzi lascia correre sui giornali soprattutto per vedere l’effetto che fanno: l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, la presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Anna Finocchiaro, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
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