Allarme terrorismo, studente turco della Scuola Normale di Pisa espulso dall’Italia. Aveva minacciato attacchi kamikaze
Uno studente turco, che frequentava un corso alla Scuola Normale di Pisa, è stato espulso dall’Italia in quanto avrebbe manifestato simpatie islamiste su alcuni siti internet minacciando attacchi kamikaze.
La vicenda risale a fine dicembre. Le indagini sono state seguite dalla digos di Pisa. Secondo quanto si è appreso, il giovane straniero di 25 anni, Furkan Semih Dundar, avrebbe postato alcuni messaggi anti occidentali su blog e siti internet islamisti monitorati dalla polizia. Le sue affermazioni non sono sfuggite agli investigatori che dopo una breve indagine hanno individuato e rintracciato il turco notificandogli un provvedimento di espulsione immediatamente eseguito. Con il telefonino e il tablet avrebbe inviato minacce via mail ai governi occidentali, compresi quelli italiano e americano, affermando di saper confezionare ordigni e di essere pronto a farsi saltare davanti alle ambasciate.
Lo straniero è stato prima accompagnato presso un Cie italiano e poi rimpatriato. Una comunicazione formale è stata anche inviata alla Normale per informarla che lo studente non avrebbe più potuto seguire il corso al quale era iscritto.
Il giovane cittadino turco, che frequentava un corso di perfezionamento in fisica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è stato espulso dall’Italia «dopo un mese dall’ammissione avvenuta a seguito di una selezione effettuata in base al suo curriculum e a un colloquio nel quale è stata verificata la sua competenza nella fisica dei buchi neri e della connessione di questa con la teoria delle stringhe». È quanto precisa una nota diffusa dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, di cui è direttore il fisico della materia Fabio Beltram.
«La Scuola non controlla blog o siti personali su cui i propri allievi esprimono opinioni personali», si legge sempre nella nota del prestigioso ateneo pisano. Lo stesso comunicato ricorda, inoltre, che la Scuola Normale Superiore di Pisa è «aperta a candidature provenienti da qualunque paese e persegue l’obiettivo di formare i giovani ricercatori in un ambiente internazionale secondo gli standard dei migliori atenei mondiali».
Il racconto del coinquilino Furkan Semih Dundar ha vissuto per circa due settimane insieme ad altri studenti universitari in un appartamento di via Volturno, non lontano dal centro storico di Pisa. In casa ci sono ancora i suoi testi universitari e i documenti della banca dove aveva appena aperto un conto. L’affitto della stanza lo aveva già saldato in anticipo fino a gennaio. La proprietaria e i coinquilini accettano di parlare con i giornalisti in cambio dell’anonimato e lo studente universitario italiano che occupava l’altra camera ricorda i giorni dell’intervento della polizia: «La sera del 22 dicembre, intorno alle 23 sono arrivati 4 o 5 poliziotti, insieme a Furkan. Hanno perquisito la sua stanza. Non mi hanno detto il motivo, ma erano tutti molto tranquilli, anche lo stesso Furkan. Dopo avere perquisito la camera se ne sono andati lasciandolo a casa. Poi, circa un’ora dopo sono tornati, e questa volta hanno prelevato telefonino e tablet e hanno chiesto a lui di seguirli».
Il 24 dicembre, poi, la polizia e lo studente sono tornati nell’appartamento: «Gli hanno fatto prendere alcuni effetti personali e se ne sono andati – racconta lo studente – ma non mi hanno detto il motivo di quelle indagini. Si sono limitati a dire che era una ‘burlonatà e anche Furkan, in inglese, mi ha detto di non preoccuparmi. Con me non ha mai parlato nè di politica, nè di religione. Non l’ho più rivisto. Viveva e vestiva all’occidentale, come un hipster, gli appassionati Usa di bebop. Non sembrava certo un jihadista».
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