Salvini va oltre la Padania: “Vogliamo dare voce a tutte le brave persone del Sud”. Lanciata la sfida Forza Italia: “I vostri elettori sono già con noi”
Autonomie locali sì, ma fino a un certo punto. «Vogliamo dare voce a tutte le brave persone del Sud», dice Matteo Salvini, che ha deciso di andare oltre i confini territoriali che delimitano la Padania per valorizzare quelle «Italie» citate nel suo intervento al comizio romano. Tutto in nome dell’autodeterminazione dei popoli, vero cavallo di battaglia del Salvini che esalta le iniziative di Scozia e Catalogna, promettendo di fare lo stesso dalla Lombardia al Salento, fino in Sardegna. Il mantra è sempre lo stesso: padroni a casa nostra. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la competizione elettorale e lì la Lega di Salvini ha un metodo decisamente più centralista. A tratti colonialista. L’ultimo caso è il caos in Veneto: il segretario voleva decidere candidati e liste a Milano, contro il regolamento del partito che invece lascia mano libera alle segreterie locali. Addirittura voleva un congresso straordinario per modificare lo statuto. Poi Flavio Tosi si è infuriato e il resto è cronaca di questi giorni: proprio oggi il consiglio federale dovrà trovare una soluzione.
Il giorno dopo la manifestazione romana, Forza Italia – stavolta, Paolo Romani – insiste nel dire «non abbiamo nulla in comune con CasaPound e la cultura del vaffa». E Salvini li liquida, «mi spiace che qualcuno in Forza Italia si agiti senza senso. Se guardano alla forma e non alla sostanza peggio per loro»; l’altro Matteo già pensa alle prossime regionali. Prendiamo la Toscana, che andrà alle urne tra due mesi per eleggere il nuovo governatore. La Lega presenterà un suo candidato, l’economista Claudio Borghi Aquilini. Uno che ci tiene a sottolineare le sue generalità: «Sono nato a Milano da genitori entrambi nati a Milano (una rarità!) con ascendenti del Lago di Como, di Pogliano Milanese e di San Colombano al Lambro». E dunque, che c’entra con la Toscana? L’economista anti-euro si giustifica così: «Sono un appassionato del Palio di Siena. Sono un contradaiolo della Nobile Contrada dell’Aquila».
Troppo poco per poter ambire alla poltrona di governatore con un partito che punta a valorizzare le autonomie locali? Chiedetelo ai siculoleghisti di Agrigento, che alle prossime elezioni comunali dovranno votare un sindaco che viene da Treviso. Marco Marcolin ha pensato bene di lanciare la sfida all’Ncd nella città di Alfano un giorno d’estate, durante la sua vacanza siciliana. Faceva caldo, lui era in barca con alcuni amici: «Tra un cannolo e una melanzana ho deciso di tentare questa sfida». Perché padroni a casa nostra è bene, ma padroni a casa vostra è meglio. E se qualcuno dice che Marcolin – già sindaco di Cornuda, comune del Trevigiano di seimila abitanti – di Sud non ci capisce nulla, lui mette subito le mani avanti: «Mia mamma è sarda». Come dire: di terroni me ne intendo.
E chissà se se ne intende pure il senatore Raffaele Volpi, perché è a lui – bresciano di Palazzolo sull’Oglio, ma per sua ammissione grande amante della pastiera napoletana – che Salvini ha affidato il compito di gestire “Noi Con Salvini”, la Lega del Mezzogiorno. Un fedelissimo, anche se nei primi mesi della legislatura in molti avevano messo in dubbio la sua lealtà: per 99 volte su 100 aveva votato contro le indicazioni del suo gruppo parlamentare. Lui però ha subito respinto le accuse: «Nella scorsa legislatura ero alla Camera, dove i tasti sono invertiti rispetto a questi del Senato. Purtroppo spesso mi capita di sbagliare». Pensava di votare sì e invece votava no.
E poi c’è lui, il Centralizzatore
Salvini ha fatto piazza pulita dei colonnelli leghisti. Decide tutto lui, in tv va sempre lui, al massimo si fa aiutare da qualche giovane fedelissimo che gli avversari interni chiamano “portaborse”. Il federalismo può attendere, per ora c’è il centralismo matteocratico.
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