Scuola, il Ministro Poletti scatena le polemiche: “Sono troppi tre mesi di vacanze, ne basta uno”
La scuola pare essere un cantiere di idee sempre aperto. Mentre ancora si consumano analisi e speculazioni sul testo del ddl «Buona scuola», una considerazione del ministro Poletti sulla durata delle vacanze scolastiche ha aperto un nuovo fronte di dibattito, nella stessa giornata in cui Matteo Renzi, parlando alla Luiss School of government, ha assicurato che sulla scuola l’Italia si gioca «una delle chance di essere superpotenza mondiale». «Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato – ha ipotizzato il ministro del Lavoro – a fare formazione. Una discussione che va affrontata».
«I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse» ha raccontato dicendosi convinto che non si distruggerebbe un ragazzino se invece «di stare a spasso per le strade della città va a fare quattro ore di lavoro». Tanto è bastato per dare la stura a commenti e interpretazioni.
Qualcuno, leggendo tra le righe, ha visto dietro le parole del ministro Poletti un disegno politico per sfruttare gratuitamente il lavoro dei giovani. Ma il ministro Giannini, da Madrid, ha chiarito: i temi che Poletti tocca «sono stati oggetto di analisi anche nel lavoro sul Ddl Scuola», «all’articolo 4 comma 3 prevediamo esplicitamente che ‘l’alternanza può essere svolta durante la sospensione delle attività didattichè. Fare esperienza di lavoro durante la scuola è utile non solo per diminuire la dispersione e facilitare l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, ma anche per orientare le scelte di chi andrà all’università». I presidi hanno colto l’occasione della «querelle» per rilanciare una delle loro battaglie.
«Da anni, più o meno dai primi anni ’90, chiediamo che ci siano piani intelligenti per l’utilizzo della risorsa ‘scuolà durante l’estate» ha osservato Mario Rusconi, vicepresidente dell’Anp, ricordando che durante le vacanze gli istituti scolastici sono largamente inutilizzati. «L’idea di utilizzare i locali durante l’estate per corsi di sostegno e recupero, per corsi di formazione particolari, per ospitare iniziative di giovani diplomati in cerca di lavoro ci trova dunque – osserva Rusconi – senz’altro d’accordo. Mi permetto di far notare, tuttavia, che Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione, ma mai, finora, alle parole hanno fatto seguito prassi organizzative coerenti. La scuola ne ha abbastanza di effetti-annuncio». Sgombra il campo da un possibile equivoco il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna.
«Gli studenti italiani non hanno un surplus di vacanze» rispetto ai coetanei degli altri paesi, assicura aggiungendo che, in ogni caso, «va evitato di irreggimentare tutto»: «Cosa far fare ai ragazzi, nel periodo di sospensione della attività scolastiche dipende dalla fascia di età e dal tipo di percorso, ed è questione che riguarda in primo luogo le famiglie». Per il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, invece, «il ministro Poletti pensi a ridurre le amare ‘vacanzè dei senza lavoro». Se su una diversa modulazione delle vacanze è possibilista, il Codacons è assai perplesso, invece, per il riferimento di Poletti all’impegno lavorativo dei ragazzi nel periodo di vacanza: « Più che spingere gli studenti a lavorare d’estate, il Ministro dovrebbe spingere le aziende ad assumere giovani e creare occupazione, attraverso provvedimenti specifici». Su una revisione del calendario è d’accordo pure il Moige.
«Un tempo così prolungato di inattività vanifica – spiega – gli sforzi d’apprendimento fatti durante l’anno scolastico e ridimensiona fortemente l’impatto dello studio». Il timore della Cgil è che il ministro Poletti attraverso i decreti attuativi del Jobs Act, stia facendo «una riforma dell’apprendistato che dequalifica l’alternanza scuola lavoro e i percorsi formativi in obbligo di istruzione». Sulla stessa lunghezza d’onda le associazioni studentesche che definiscono «allucinanti» e «deliranti» le parole di Poletti. «Sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione», chiosa Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.
Social