Expo 2015, i costi del padiglione Italia crescono a dismisura: i 63 milioni previsti sono diventati 92
I tecnici lo ripetono da tempo. Anche così, senza le inchieste che hanno rallentato il percorso e rischiato di travolgere tutto, costruire quell’edificio in 447 giorni – tanto era scritto nel bando di gara – sarebbe stata un’impresa. Troppo complesso, Palazzo Italia, una struttura che è sorta per cinque piani come una foresta urbana, con una vela di copertura da montare pezzo dopo pezzo e un rivestimento esterno che simula una ragnatela di rami intrecciati. E che deve ancora correre. Così come dovranno fare anche le due palazzine affacciate sul cardo Sud, che dovranno accogliere gli spazi della Regione Lombardia, di Confindustria e Coldiretti e che adesso, quando mancano appena 28 giorni al via, devono accelerare. Ancora di più.
È anche per questo sforzo aggiuntivo di uomini, turni, lavori materiali e macchinari che il budget finale di tutto il padiglione salirà. Anche se la gran parte dei costi extra arrivano da un’altra voce: i lavori aggiuntivi fatti dall’azienda che ha vinto l’appalto – Italiana costruzioni – dopo che il disegno interno e la suddivisione dei piani sono stati in gran parte rivisti rispetto al piano originario. I ritardi e le modifiche. Ecco come è cresciuto il bilancio di Padiglione Italia. Ecco che cosa ha fatto lievitare il prezzo.
Partiamo dalle cifre totali
Il budget (pubblico) che la struttura di Diana Bracco aveva a disposizione per costruire e poi allestire sia il Palazzo sia gli spazi di due piani lungo il cardo, il viale più corto di Rho-Pero, ammontava a 63 milioni. Alla fine arriveranno a 92 milioni, il 50 per cento in più. E la maggior parte di quei quasi 30 milioni di extracosti sono rappresentati dalla parte che, se l’Autorità nazionale anticorruzione e l’Avvocatura dello Stato daranno il via libera, sarà riconosciuta in più a Italiana costruzioni. L’impresa si è aggiudicata per 18,5 milioni l’appalto principale di Palazzo Italia. Una commessa che, dopo l’inchiesta di Firenze sulle Grandi opere, Raffaele Cantone ha chiesto di mettere sotto osservazione speciale.
A questi lavori se ne sono aggiunti altri, affidati in modo diretto, per realizzare il cardo: 9,2 milioni
Inizialmente, quindi, l’assegno da staccare all’azienda sarebbe dovuto essere di quasi 28 milioni. Il commissario Giuseppe Sala non ha fornito cifre ufficiali, ma alla fine di una lunga trattativa quella cifra dovrebbe essere destinata quasi a raddoppiare fino ad arrivare a 52 milioni. E in quei 24 milioni extra sono contenuti i due fronti caldi di tutto il padiglione: il progetto cambiato rispetto a quello di gara che ha comportato 16 milioni di lavori extra e gli straordinari che sono arrivati a 8 milioni. A patto, naturalmente, che l’impresa finisca per il 30 aprile. Il giorno dopo c’è il taglio del nastro.
Che cosa è successo?
È stato lo stesso commissario a spiegare come il disegno interno sia stato rivisto e rivisto. Prima dalla struttura di Padiglione Italia che ha più volte cambiato in corsa la disposizione dei piani, poi da Sala.”C’era un vizio di fondo secondo me enorme – ha spiegato – Il progetto messo a gara aveva un rapporto tra uffici e spazi espositivi sbilanciato”. I tecnici raccontano che il 60 per cento degli interni fosse stato pensato per staff, personale, sale di lavori e riunioni. Rivedere la disposizione ha voluto dire rimettere mano a molte parti. E questo ha comportato costi in più. Non solo.
Dopo l’inchiesta che lo scorso ottobre ha coinvolto l’ex responsabile unico del procedimento del padiglione, Antonio Acerbo, è scattato l’allarme rosso. E sono arrivate le ‘semplificazioni’ per riuscire a chiudere in tempo la partita: ancora una volta molte parti architettoniche interne sono state modificate. Il conto è stato presentato adesso: 16 milioni in più di correzioni e lavori chiesti e approvati. Ma come sempre nella vicenda di Expo, un ruolo importante lo ha avuto il tempo che corre. Oggi, per dire, al lavoro su tutto il padiglione ci sono 550 operai. Sono divisi su tre turni per un impegno non stop. Uno sforzo che pesa: quasi 8 milioni di oneri aggiuntivi legati, però, al risultato finale. Se non si arriverà al traguardo, non tutti verranno incassati.
La domanda adesso è: ce la farà lo spazio tricolore?
Sala assicura che tutto quello che il visitatore vedrà nel Palazzo – l’atrio, le mostre del creativo Marco Balich, il ristorante Pec – ci sarà. Ma gli allestimenti degli uffici e dell’auditorium verranno terminati dopo. Il piano di emergenza è scattato soprattutto lungo il cardo sud. Con le ultime strategie di battaglia, è ancora una volta la certezza, anche Casa Lombardia e la mostra di Confindustria apriranno. Qualche tecnico, però, dubita che gli allestimenti interni siano finiti al cento per cento.
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