Caso Marò, entrò giovedì l’India deciderà sulla proroga di Latorre per continuare le cure in Italia
Si avvicina una data importante per il Fuciliere di Marina Massimiliano Latorre che da settembre segue in Puglia un programma di riabilitazione dopo l’ictus che lo ha colpito alla fine di agosto, ma che il 12 aprile (domenica) dovrebbe tornare in India al termine del secondo permesso di tre mesi concessogli dalla Corte Suprema indiana. Ebbene, si apprende martedì che la Corte Suprema a New Delhi ha accettato di discutere, giovedì 9 aprile, la richiesta di proroga per rimanere in Italia, inoltrata dai legali di Latorre. La richiesta è stata accolta nell’aula tre della Corte dai giudici Anil R. Dave e Kurien Joseph, gli stessi che il 14 gennaio scorso concessero a Latorre una estensione di tre mesi del permesso ottenuto in settembre.
Dossier top secret
Il tipo di reazione che la Corte avrà davanti a questa istanza permetterà una valutazione, magari indiretta, dello stato di avanzamento di tutto il dossier che è al centro di contatti “top secret” fra i governi di Roma e New Delhi. Le uniche conferme dell’esistenza di una proposta italiana, ma non del suo contenuto che resta misterioso, sono venute nei mesi scorsi da responsabili governativi indiani che hanno ammesso di «averla allo studio» e di essere impegnati «a verificarne la compatibilità giuridica».
Girone bloccato in India
Nel caso della concessione dell’estensione del permesso si creerà un altro spazio temporale che diplomazia e politica dovranno sfruttare al meglio. In un eventuale scenario di rigetto della richiesta, invece, il governo italiano deciderà sul da farsi, e ovviamente non si tratterà di una scelta fra le più semplici. Quanto succederà, peraltro, avrà un riflesso sull’altro Fuciliere bloccato in India, Salvatore Girone, che continua a risiedere nell’ambasciata d’Italia e che, in occasione delle festività pasquali, ha ricevuto la visita della moglie e dei suoi due figli. Anche la sua situazione viene esaminata con la massima attenzione dall’ambasciata e dalle autorità italiane. Una sua richiesta di permesso per recarsi in Italia e ricongiungersi con la sua famiglia è stata respinta a metà dicembre e questo ne ha fatto, secondo alcuni analisti, quasi un ostaggio nelle mani della giustizia indiana, complicando una situazione di per sé già estremamente difficile. L’analisi del caso sembra essersi infatti arenata perché dopo l’accettazione da parte della Corte Suprema indiana dell’esclusione della legge per la repressione della pirateria marittima (Sua Act), la polizia investigativa Nia non è in grado di presentare i capi di accusa, perché solo quella legge poteva estendersi fuori dalle acque territoriali dell’India.
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