Hilary Clinton correrà per la Casa Bianca nel 2016: “Voglio essere la prima donna presidente degli Stati Uniti”. Obama: “Sarebbe eccellente”
E’ ufficiale: Hillary Clinton correrà per la Casa Bianca nel 2016 e cercherà di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti.
L’annuncio ufficiale dell’ex first lady ed ex segretario di Stato è contenuto in una e-mail inviata dal suo consigliere John Podesta e rilanciata su Twitter ai sostenitori e finanziatori della campagna di Hillary.
E la candidatura è accompagnata da un primo spot che raccoglie testimonianze e pensieri di persone che si lanciano in progetto per la prima volta: in mezzo a chi sta per avere un figlio, chi ha avviato una nuova attività, chi cerca il primo lavoro c’è anche lei, la neo candidata, che annuncia «Anch’io mi sto preparando a fare qualcosa: mi candido a presidente degli Stati Uniti».
«Ogni giorno gli americani hanno bisogno di un campione, ed io voglio essere quel campione», spiega la Clinton. Il suo primo pensiero va alle famiglie americane: «Quando le famiglie sono forti, l’America è forte».
«Molto orgogliosa di te mamma!». Con questo tweet Chelsea, la figlia di Hillary e Bill Clinton, è la prima della famiglia Clinton a sostenere la campagna della ex first lady.
Sulla corsa di Hillary pesa l’incognita sul ruolo che assumerà il marito, l’ex presidente Bill Clinton, cui si attribuiscono passi falsi e gaffe ritenute dannose nella corsa di Hillary per la nomination democratica nel 2008 in cui prevalse l’allora senatore dell’Illinois poi diventato presidente Barack Obama. Di recente Bill ha dichiarato in un’intervista che, almeno all’inizio, il suo ruolo sarà nel backstage.
«Mi metto in marcia per guadagnare il vostro voto. Diretta in Iowa». È il primo Tweet postato da Hillary Clinton dopo la diffusione del video in cui la ex segretario di Stato ha annunciato la sua candidatura per la presidenza degli Stati Uniti
L’endorsment di Obama
«Hillary sarebbe una eccellente presidente»: l’endorsement di Barack Obama è arrivato da Panama, a margine della storica stretta di mano col leader cubano Raul Castro.
E alla vigilia dell’annuncio ufficiale di un’altrettanta storica sfida: quella che potrebbe portare per la prima volta nella storia una donna alla Casa Bianca. Le poche parole del presidente americano sanciscono un asse, quello con Hillary Clinton, mai apparso così solido. Tanto che l’ex first lady oggi si candida a diventare l’erede della politica economica ed estera di Obama. Nelle sue mani è il destino di quanto Barack sta seminando, soprattutto in questa ultima fase della sua presidenza: dal disgelo con l’Iran e con Cuba all’offensiva senza sosta sui temi legati alla giustizia sociale e ai diritti civili. Eppure non era così scontato.
I due – acerrimi avversari nelle primarie democratiche del 2008 (quando proprio Obama fece naufragare i sogni presidenziali della Clinton) – avevano subito messo da parte le rivalità con la nomina di Hillary a segretario di stato. Anni in cui quest’ultima promosse la svolta che il primo inquilino della Casa Bianca di origini afroamericane voleva imporre alla politica estera Usa, dopo l’era Bush. Una carica, quella alla guida del Dipartimento di stato, che l’ex first lady lasciò però nel 2013, proprio perchè – si disse – voleva distanziarsi da un presidente travolto da un crollo di popolarità senza precedenti.
Lei che, già dalla sconfitta del 2008, covava la rivincita in vista del 2016. Ma nelle ultime settimane le cose sono cambiate, i sondaggi sono girati. La determinazione di Obama a non rassegnarsi al ruolo di ‘anatra zoppà dopo la conquista del Congresso da parte della destra sta ridando al presidente in carica quel consenso che lo portò ai trionfi del 2008 e del 2012. Così Hillary ha scelto: come scrive il New York Times, dopo settimane di dubbi e incertezze ha deciso che vale la pena rafforzare l’asse con colui che ha «odiato e amato», colui a cui vuole succedere con tutte le sue forze.
Una scommessa che passa soprattutto per uno spostamento «a sinistra» della Clinton (lei da sempre dipinta come donna legata ai poteri forti), per intercettare quella parte di elettorato che nel 2008 preferì Obama a lei, e che ora vorrebbe veder scendere in campo nelle primarie democratiche una ‘eroinà liberal e anti-Wall Street come la senatrice Elizabeth Warren. Ecco dunque che alcuni osservatori in caso di vittoria di Hillary nel 2016 parlano di «terzo mandato Obama». In lei a questo punto sono riposte le speranze dell’attuale presidente di lasciare un’eredità che duri nel tempo.
E nella lunga campagna elettorale che porterà gli americani alle urne fra meno di due anni c’è da aspettarsi un Barack questa volta molto attivo nel promuovere l’ex first lady, che conta su di lui così come sul marito Bill Clinton. Per ripetere quello che nella storia Usa (almeno dal 1951, quando fu introdotta la regola di due soli mandati presidenziali) è accaduto una sola volta, quando George Bush padre subentrò a Ronald Reagan: succedere a un presidente dello stesso partito.
Social