Morte di Bin Laden, il giornalista Hersh: “Osama non fu scoperto dalla Cia ma venduto da un ufficiale pachistano”
Una nuova versione sull’uccisione di Osama Bin Laden. E non sarà certo l’ultima. In un lungo articolo su «London Review of book» il famoso giornalista e premio pulitzer del New Yorker Seymour Hersh, afferma che la storia raccontata della Casa Bianca è «falsa»: il leader di al Qaeda – sostiene – non fu scoperto dalla Cia ma venduto da un ufficiale pachistano.
La nuova versione del blitz
Hersh, che sta conducendo un’inchiesta sulla guerra al terrorismo, ha ricevuto le informazioni da un ex funzionario dell’intelligence Usa, una fonte anonima. Questi i punti principali della storia che sta facendo parecchio discutere: 1) Osama era sotto il controllo dei servizi pachistani (Isi) che lo tenevano agli arresti domiciliari a Abbottabad. 2) Nell’agosto 2010 un alto ufficiale pachistano si è presentato agli americani rivelando il nascondiglio del terrorista in cambio di 25 milioni di dollari. 3) Gli Usa hanno allora attivato i loro canali con Islamabad che di fatto non si è opposta al raid ma ha favorito l’incursione degli elicotteri. 4) Quando i Seals sono piombati sulla palazzina di Abbottabad non c’era nessuno a difendere un Osama malato. E qui è stato ucciso. Un’operazione dove non ci sarebbe stata alcuna battaglia in quanto le guardie pachistane erano state ritirate. 5) Il corpo di Bin Laden è stato lanciato da un elicottero sui monti dell’Hindu Kush e non in mare (come ha sempre sostenuto la Casa Bianca).
Il ruolo di Riad
Sempre secondo Hersh l’ufficiale pachistano protagonista della soffiata si è trasferito negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia e, oltre ad aver incassato la taglia milionaria, avrebbe ottenuto un contratto di collaborazione con la Cia. Altro aspetto è quello del ruolo saudita: nell’articolo si afferma che Riad ha sostenuto economicamente la latitanza di Bin Laden in nome dei vecchi rapporti.
La Casa Bianca: «Infondato»
Nella polemica è intervenuta, in tarda mattinata, la Casa Bianca che ha definito «prive di fondamento» le rivelazioni di Hersh. Su questa linea anche diversi esperti di terrorismo. Gli analisti hanno contestato la ricostruzione del giornalista sostenendo che vi sono molte prove del blitz, dai segni della battaglia sui muri della casa all’elicottero sofisticato distrutto a causa di un’avaria. Poi aggiungono: Hersh cita una sola fonte e anonima. È scontro anche sui documenti che i Seals hanno recuperato nel «covo». Per lo scrittore non sono mai esistiti, opposto il parere degli «specialisti» e anche di Ayman al Zawahiri che in passato li ha citati come autentici. Infine un particolare. La presenza di una talpa pachistana non è proprio inedita, già all’indomani del raid si parlò di un ufficiale che si era presentato all’ambasciata Usa per fornire dettagli importanti sul nascondiglio di Bin Laden. Solo uno dei tanti aspetti intriganti di una vicenda che non avrà mai fine e riserverà sempre delle sorprese.
Social