• Home »
  • Esteri »
  • Palmira e’ salva, respinti i miliziani dell’Isis. Il direttore dei musei: “Nessun danno”. Usa confermano: eliminato il numero due del gruppo terrorista

Palmira e’ salva, respinti i miliziani dell’Isis. Il direttore dei musei: “Nessun danno”. Usa confermano: eliminato il numero due del gruppo terrorista

Palmira e’ salva, respinti i miliziani dell’Isis. Il direttore dei musei: “Nessun danno”. Usa confermano: eliminato il numero due del gruppo terrorista

L’esercito siriano è riuscito a respingere i miliziani dello Stato islamico fuori da Palmira e le rovine del sito patrimonio dell’Unesco non sono state danneggiate. Lo conferma il direttore delle antichità e dei musei Mamoun Abdulkarim, dopo che l’Osservatorio siriano per i diritti umani aveva annunciato che i jihadisti avevano perso il controllo delle zone settentrionali della città, conquistate sabato. “Oggi abbiamo buone notizie, stiamo molto meglio. Non ci sono danni alle rovine, ma questo non significa che non bisogna essere preoccupati”, ha spiegato il direttore.

Il governatore provinciale Talal Barazi ha confermato che i miliziani jihadisti hanno abbandonato le zone settentrionali: “L’esercito sta bonificando le strade dalle bombe ma la siatuazione nel centro città e nei sobborghi è buona”, ha spiegato.

Un primo bilancio della battaglia di ieri per il controllo di Palmira è stato diffuso dall’Osservatorio nazionale siriano (Ondus): secondo il report sono rimasti uccisi 29 miliziani dell’Is e 47 soldati governativi. I media jihadisti continuano a dichiarare che l’avanzata continua, mentre Damasco smentisce, affermando di aver ripreso il “pieno controllo” della città.

Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con sede a Londra, ha diffuso un bilancio del raid americano nella Siria orientale: i militanti dell’Is uccisi durante l’attacco condotto ieri nella provincia di Deir el-Zorda parte di forze speciali Usa eli-trasportate sarebbero 32, inclusi quattro importanti leader. Tra le vittime anche un leader tunisino dell’Is, Abu Sayyaf, che si occupava di gestire le vendite di petrolio e gas

sul mercato nero per raccogliere finanziamenti per il gruppo terroristico. Nell’operazione è stata catturata anche la moglie del dirigente jihadista, un’irachena identificata come Umm Sayyaf, subito trasferita in Iraq sotto custodia americana per essere sottoposta a interrogatorio.