Natale, non cambia la voglia di festeggiare: consumi in leggero aumento. Attesa una spesa per regali di 256 euro a famiglia
Il Natale 2015 sarà all’insegna della voglia di festeggiare, non della paura: ma i segnali di ripresa, che pure ci sono, restano inferiori alle aspettative. I consumi complessivi – inclusi consumi alimentari, turistici, per i regali e per le altre spese personali – si attesteranno infatti sui 25,6 miliardi, appena 231 milioni in più rispetto allo scorso anno: una variazione all’incirca dello 0,1%. E’ quanto emerge da una ricerca della Confesercenti, realizzata in collaborazione con Swg, sui consumi degli italiani per le prossime festività natalizie.
La spesa media delle famiglie per i doni sarà di 256 euro, in linea con lo scorso anno, ma la crisi si sente ancora. Un italiano su tre, infatti, spenderà per i regali un budget massimo di 100 euro. Sotto l’albero non mancheranno sorprese, prima di tutto per i più piccoli (43%). I primi, invece, a vedersi ridurre il numero di regali saranno i parenti: il 17% degli intervistati, infatti, indica di voler risparmiare sui loro regali. Seguono, nella classifica dei ‘tagli’, gli amici (indicati dal 15%), e ‘se stessi’ (15%), in nome di un risparmio equo e solidale. Andrà meglio ai coniugi ed ai partner (9%), mentre un generoso 5% del campione ha dichiarato di non prevedere di ridurre la spesa per i regali.
Il primo parametro di riferimento per le prossime festivitàsarà la convenienza nella scelta dei regali (57%), mentre il 24% privilegerà la qualità. Ma il Natale sarà per molti anche un’ottima occasione per rimettere in circolazione regali ricevuti e poco graditi: il 44% del campione intervistato ha infatti ammesso di riciclare regali qualche volta (21%), abitudinariamente (8%) o soltanto per risparmiare (15%). Quanto agli acquisti più gettonati, tra grandi e piccoli, il cibo ed il vino si confermano al primo posto (77%), seguiti da libri (55%), capi d’abbigliamento (52%), giocattoli (46%), profumi e cosmetici (40%). Tra i regali tecnologici (indicati dal 30%), continuano invece ad imporsi gli smartphone (54%).
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