Fornero, esodati? E’ colpa della aziende. Confindustria: Sorpresa e sgomento
”Se non la approvano la riforma viene cancellata e il governo va a casa”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero, a Reggio Calabria per un convegno sull’occupazione giovanile, ribadendo che l’unico vincolo per il governo è l’approvazione del ddl lavoro in Parlamento: ”Non parlo dei vincoli politici perché noi siamo un governo tecnico – ha affermato – I vincoli sono quelli che dobbiamo portare la riforma in Parlamento e averla approvata”.
“Stamattina ho scoperto che forse ho sbagliato tutto – ha proseguito Fornero -. E’ una cosa che mi tormenta da qualche giorno. Voi avete incontrato qualcuno che sia contento della riforma? Io non ho incontrato nessuno. Da sinistra ci accusano di essere stati troppo poco incisivi nella lotta alla precarietà, da destra ci accusano di essere stati troppo incisivi nel ridurre la flessibilità in entrata. Le due cose si tengono insieme. Da una parte si chiama precariato, dall’altra flessibilità”.
”Ci siamo molto interrogati – ha detto ancora Fornero – ci siamo chiesti: stiamo facendo le cose giuste? Per il Paese, intendo, non per i sindacati, per le imprese, grandi o piccole, o per la Cgil piuttosto che la Cisl o la Uil o per le partite Iva, che non erano nemmeno rappresentate al tavolo”.
Fornero ha sottolineato: “Noi abbiamo lavorato bene, qualcuno ha cambiato idea rispetto alle posizioni che aveva assunto durante gli incontri. E’ anche possibile cambiare idea, è anche possibile cambiare qualcosa della riforma, nessuno dice che la riforma, così come è stata presentata, è intoccabile”.
All’indomani della manifestazione unitaria dei sindacati a Roma, Fornero torna sulla questione esodati e dice: ”Li creano le imprese che mandano fuori i dipendenti, sul tema pensionistico pubblico, a carico della collettività”. Su questa tematica, ha ribadito, “bisogna trovare un equilibrio”. “Sugli esodati – ha continuato il ministro – abbiamo sentito molte cifre, che peraltro non sono state date ufficialmente dal ministero. Il ministero le ha date ieri a seguito di un lavoro tecnico che è abbastanza preciso. Sappiamo che ci sono persone che, per effetto di accordi che non erano ricompresi nella norma, rischieranno di trovarsi in questa situazione, e io ho promesso che mi impegnerò. Ma di nuovo non è che la norma possa contenere tutti quelli che rischiano di perdere il posto di lavoro in prossimità della pensione”.
Durante il convegno sull’occupazione giovanile è andata in scena anche una protesta: un gruppo di lavoratori precari della Regione Calabria ha fatto una irruzione silenziosa nella sala Calipari di palazzo Campanella per lamentare la mancata stabilizzazione. Il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti ha parlato con il ministro Fornero in privato, esponendole la situazione dei lavoratori precari e poi ha spiegato ai sindacalisti che il ministro entro il 15 maggio convocherà un incontro sul precariato. La precedente trattativa era saltata a causa della crisi di governo. Uscendo dal convegno, i sindacati hanno ringraziato a distanza il ministro Fornero che ha risposto “grazie per la vostra civiltà”.
Le dichiarazioni di Fornero sugli esodati non sono piaciute a Confindustria. ”Queste parole – si legge in una nota – danno una rappresentazione del mondo delle imprese che non solo non trova riscontro nella realtà, ma è anche offensiva. Le imprese quando riducono il personale lo fanno solo per necessità”.
Quanto poi ai costi del nostro sistema di welfare, Confindustria, si legge nella nota, ”ha già avuto modo di documentare al ministro, proprio in occasione degli incontri per la riforma del mercato del lavoro, l’importante onere economico che le imprese sostengono per pagarsi gli ammortizzatori sociali”.
”Se in un periodo di profonda crisi si cambiano le regole ‘in corsa’, è responsabilità di chi decide di cambiare le regole prevederne le conseguenze. Se non lo si fa, non si può imputare alle imprese alcuna colpa. Nè si possono mettere in discussione gli accordi che, nel pieno rispetto delle leggi, imprese e sindacati hanno stipulato per attenuare gli impatti sociali derivanti dalla crisi. L’aver limitato l’applicazione del precedente regime previdenziale solo ad alcuni soggetti, senza darsi pensiero di tutti i lavoratori coinvolti nelle procedure di mobilità, è stata una scelta del legislatore, non certo delle imprese”, afferma Viale dell’Astronomia.
”Ora si tratta di trovare le risorse economiche per affrontare la questione e mettere la parola fine a quel balletto di numeri cui assistiamo in questi giorni. Con estrema chiarezza si deve dire che non si tratta di una concessione rispetto alle legittime sollecitazioni che giungono da lavoratori, organizzazioni sindacali e imprese, bensì di un atto dovuto”, prosegue la nota.
Secondo Confindustria ”il ministro non ha necessità di individuare alcuna nuova soluzione normativa, visto che la riforma delle pensioni del dicembre scorso ha già affrontato e risolto la questione, prevedendo l’applicazione dei vecchi requisiti pensionistici ‘ai lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità. Assicuri quindi, il ministro, la salvaguardia già concessa”, conclude la nota.
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