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In memoria di Falcone, cerimonia all’Fbi. Liliana Ferraro: Le sue lezioni guidano ancora la lotta a mafia e terrorismo

Quello di Falcone è un segno, un’impronta indelebile. Quando, nei giorni scorsi, Paola Severino è andata al Palazzo di Vetro per partecipare al dibattito sulla criminalità organizzata transnazionale, la Guardasigilli non ha fatto mistero di avere in mente l’esperienza e l’insegnamento di Giovanni Falcone. Le sue parole, la sua esperienza, la sua morte sono lì a ricordare il coraggio, l’intelligenza e la grandezza di un uomo. 
Oggi, a ricordare a vent’anni di distanza dalla strage di Capaci la figura e il coraggio del giudice ucciso dalla mafia, e’ stata l’Fbi,  in una sentita cerimonia che si è tenuta nella sede dell’Agenzia a Washington. Al memoriale  hanno partecipato il direttore attuale Robert Mueller,  due ex direttori dell’Agenzia e, a rappresentare l’Italia oltre a delegati dell’ambasciata italiana, l’ex direttore degli Affari Penali il magistrato Liliana Ferraro che ha condiviso con Falcone una delle esperienze giudiziarie piu importanti e significative nella lotta alla mafia, il maxi processo di Palermo.
La circostanza non è stata certo casuale. Con gli  Stati Uniti, infatti,  Falcone ha avuto rapporti continui e costanti già da quando, nel lontano 1975, aveva avuto per primo l’intuizione di controllare i cambi di dollari effettuati dai sospetti mafiosi nelle banche siciliane. E la sua collaborazione con gli investigatori e le forze dell’ordine americane  era poi continuata, strettissima, per la soluzione del caso della cosidetta ‘’Pizza Connection’’ a metà degli anni Ottanta. Proprio allora era cominciata un’amicizia profonda tra il magistrato siciliano e l’allora direttore dell’FBI, Louis Freeh e la relazione con  il procuratore di New York, Rudolph Giuliani.  

” La mia emozione è forte oggi – ha esordito Ferraro nel suo intervento – Siamo qui per ricordare il Giudice Giovanni Falcone vent’anni dopo la sua morte. In verità, mai lo dimentichiamo, neppure per un giorno. La Polizia italiana e l’FBI continuano a lavorare in stretta collaborazione contro i nemici comuni. Mentre insieme combattono la criminalità organizzata, usano ancora le molte lezioni ricevute da Falcone, come l’importanza della cooperazione internazionale e la protezione dei testimoni chiave”. “Giovanni era un figlio d’Italia. Era un sincero democratico – ha ricordato Liliana Ferraro  - credeva nella giustizia e nella cooperazione tra paesi democratici. Aveva trovato tra i servitori della democrazia negli Stati Uniti chi condivideva i suoi sentimenti. Su questi valori condivisi abbiamo svilppato una solida collaborazione che ha permesso ai nostri paesi di combattere con successo contro Cosa Nostra, il crimine organizzato e il terrorismo, in Italia e in America.” 

Negli Stati Uniti di mafia si parla ora assai meno che nel passato e non vi sono dubbi sul fatto che il potere di penetrazione di ‘’cosa nostra’’ nel tessuto della società americana sia diminuito. Le famiglie mafiose, un tempo temute e potenti, si sono in gran  parte disgregate, indebolite dalle incriminazioni dei suoi capi, dalla progressiva integrazione nel mondo legale dei piu’ giovani, dalle faide interne. 
Per questa indubbia  vittoria, le forze dell’ordine americane hanno spesso riconosciuto il merito di Giovanni Falcone. Gia’ nel 1993, ha detto ancora Liliana Ferraro, Louis Freeh aveva accettato il suo nuovo incarico di direttore dell’Fbi conferitogli da Bill Clinton con alcune commoventi parole di ringraziamento nei suoi confronti. ‘’Gli devo tutto quello che so sulla mafia’’, aveva detto.

Nel suo discorso, anche Mueller gli ha riconosciuto un ruolo decisivo.

‘’Oggi – ha sostenuto il direttore dell’Fbi – è normale per le forze dell’ordine di tutte le parti del mondo lavorare insieme. Questo non era il caso venticinque anni fa. Molto prima che la parola globalizzazione entrasse a far parte del nostro vocabolario, il giudice Falcone aveva capito che nessuna polizia e nessun paese possono combattere la criminalita’ da soli’’.  ‘’Il giudice Falcone può non aver sconfitto la mafia siciliana durante la sua vita, ma sostenendo i suoi ideali ha scritto la storia’’, ha spiegato Mueller. Un riconoscimento non da poco per un magistrato che diceva ‘’Non sono Robin Hood. Sono  semplicemente un servitore dello stato che lavora  in un territorio ostile’’.

G.P.