Carceri, emergenza caldo: poca acqua e sovraffollamento. La denuncia del sindacato di polizia penitenziaria: Detenuti ammassati
Il problema del sovraffollamento delle carceri italiane “non si è attenuato rispetto allo scorso anno e, ovviamente, diventa ancora più grave considerando le alte temperature”. E’ quanto denuncia Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio Antigone, dopo le visite a diversi istituti di pena avvenute quest’estate.
“Il dato più rilevante emerso dalle visite nelle carceri è certamente il sovraffollamento. Inoltre c’è il problema grave della carenza di acqua in molti penitenziari – prosegue Scandurra – e in generale, dei pochi fondi per soddisfare anche bisogni minimi come l’imbiancatura di una sezione. Per affrontare le temperature torride a Catania Bicocca, ad esempio, sono state previste più ore d’aria nel pomeriggio perché le celle hanno una scarsa ventilazione”.
“In molte carceri i blindati oltre i cancelli delle celle vengono tenuti aperti per far passare più aria – sottolinea Scandurra – ma nello stesso tempo c’è un grave problema: durante il periodo estivo si riduce il personale in servizio e di conseguenza, in tanti istituti, anche le attività all’aperto. Quest’anno rispetto agli scorsi – conclude Scandurra – dal mondo politico sono arrivate molte più parole, ma i fatti sono sempre pochi”.
Donato Capece, leader del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) ‘uno scenario terribile, con detenuti ammassati in istituti nei quali a volte manca perfino l’acqua”. Nelle carceri italiane, rimarca, ”la situazione, già difficile per il sovraffollamento delle celle, è diventata invivibile a causa dell’ondata di caldo che sta investendo il nostro Paese. E la politica assiste a questo dramma senza fare nulla”.
Per Capece, ”se proprio non si vuole varare l’amnistia, almeno il Parlamento si decida ad approvare norme, come quelle contenute nel ddl Severino ancora in discussione alla Camera, che consentono un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione”.
”Invito i parlamentari a visitare gli istituti penitenziari in questi giorni – aggiunge Capece – per verificare di persona cosa significa vivere quotidianamente una situazione di questo genere, in celle maleodoranti nelle quali basta una minima scintilla per far esplodere la tensione. E’ un sistema che regge in qualche modo solo grazie al sacrificio e all’impegno del personale della Polizia penitenziaria”.
Al Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) si sono posti il problema di ”aumentare, ai massimi livelli consentiti dalle esigenze di sicurezza, i momenti di socializzazione esterna e di apertura delle celle”, dice il vice direttore del Dap, Luigi Pagano.
”Non sarà un’iniziativa limitata a questi giorni di grande caldo. Al contrario – continua Pagano – lavoreremo per far sì che queste novità siano portate al più presto a regime ordinario, seguendo le linee programmatiche che prevedono la regionalizzazione dei circuiti penitenziari, la differenziazione degli istituti, con la previsione di regimi di detenzione più aperti, la promozione di attività lavorative esterne, la formazione e l’istruzione”.
Pur in una situazione di grave sovraffollamento, ”il numero dei detenuti è sceso intorno alle 65mila unità, una cifra che non si raggiungeva da due anni. Se il decremento, lieve ma costante, si manterrà anche nei prossimi mesi – osserva – la situazione diventerà via via più sostenibile. Sarebbe importante il varo definitivo delle misure legislative che prevedono un maggior ricorso alle misure alternative alla detenzione in carcere”.
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