Pensioni, i sindacati alzano la voce. Camusso: 40 è numero intoccabile
I sindacati non ci stanno all’innalzamento a 43 anni come limite per andare in pensione, così come preannunciato dalle indiscrezioni trapelate ieri. E la voce più forte si alza dalla Cigl: la segretaria Susanna Camusso infatti ha detto chiaramente che “40 è un numero magico intoccabile. Si rischia di continuare a commentare indiscrezioni, indicazioni”, prosegue Camusso che chiede un incontro con il governo Monti. “Credo sia giunta l’ora – specifica infatti il segretario della Cgil – che il governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e di come intende discuterne” mentre “ad oggi non ci risulta nessuna convocazione”.
Voci contrarie arrivano anche dalla Uil: “Sarebbe ingiusto. I lavoratori non avrebbero nessun aumento alla pensione; lavorerebbero gratis. E’ un obolo, una donazione alle casse pubbliche”, dice il leader Uil Luigi Angeletti. A conti fatti, calcola ancora Angeletti un lavoratore dovrebbe pagare il 29% del suo reddito lordo, circa un terzo, per far fronte ai contributi previdenziali. Su un reddito di 3mila euro lordi, dunque, i lavoratori ne ‘cederebbero’ circa 1.000 all’Inps. Ma tutto questo avverrebbe ”gratis perché non riceverebbero nessun aumento alla pensione”. Aumentare il tetto dei 40 anni, rappresenterebbe ”un obolo che i privati verserebbero alle casse pubbliche”, sottolinea Angeletti.
Confindustria invece frena “ormai di intoccabile non c’è più niente. Certamente credo che vadano toccate le pensioni: 40 anni non è un numero invalicabile”, afferma il presidente Emma Marcegaglia che aggiunge: ”Questo non è il momento di porre veti, qui bisogna salvare il Paese”. Più in generale, il numero uno di Viale dell’Astronomia ribadisce che “la manovra è necessaria” perché “il Paese è in recessione”
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