Una tassa sulle bibite gassate per finanziare la sanità. Consumatori: “Una tassa ipocrita”
Una tassa sulle bibite gassate ed edulcorate, a carico dei produttori, che servirà a finanziare le azioni di primaria importanza per la sanità, come l’adeguamento dei livelli essenziali di assistenza (lea) e il fondo per la non autosufficienza. Grazie ad un introito previsto di 250 milioni l’anno. Torna l’ipotesi della misura già circolata nei mesi scorsi, ora contenuta nella bozza del ‘decretone’, provvedimento che ‘ridisegna’ la sanita’ in diversi ambiti, messo a punto dal ministro della Salute Renato Balduzzi e presentato ieri alle Regioni. Il documento, ora al vaglio degli assessori alla Sanita’, potrebbe arrivare al Consiglio dei ministri del 31 agosto.
Per quanto riguarda la tassa sulle bevande, l’Italia segue il modello francese, dove la misura già esiste. I produttori saranno chiamati a versare un contributo straordinario per tre anni, pari a 7,16 euro per ogni 100 litri immessi sul mercato.Molti Paesi europei hanno introdotto tassazioni simili, utili anche per la riduzione del consumo di queste bevande in favore della lotta all’obesità. Ma anche in ossequio alle direttive europee che puntano a una riduzione ‘salutista’, negli alimenti industriali, di zuccheri e grassi. L’Italia, comunque, è uno dei Paesi europei dove le bibite gassate si consumano meno.
Si tratta di una ”tassa ipocrita”, è la condanna senza appello che arriva dai consumatori.”Con la scusa della corretta alimentazione e dello scopo sanitario, – dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi – il Governo vuole mettere le mani nelle tasche dei cittadini, aumentando il costo delle bibite gassate. In sostanza per colmare i vuoti della casse statali si cerca di far perdere i chili di troppo agli italiani”.”Se davvero il Governo ci tiene a diffondere uno stile di vita sano e una corretta alimentazione, dovrebbe aumentare l’informazione specie attraverso campagne dirette ai giovani. Non si capisce poi – prosegue Rienzi – perché tassare solo le bibite gassate lasciando fuori altri prodotti alimentari che fanno altrettanto male alla salute, come merendine o patatine fritte”.Un no arriva anche dal Pd. ”Tassare per tre anni le bevande gassate significa, ancora una volta, cercare di fare cassa e non disegnare un piano strategico per la salute pubblica”, afferma Ignazio Marino, senatore del Pd e presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale
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