Pd, ballottaggio e albo degli elettori. Le nuove regole per le primarie che scontentano Renzi
Ci sarà il doppio turno e ci sarà l’albo degli elettori. Queste le regole che sono state messe a punto per le primarie. Chi vorrà votare, apprende l’Adnkronos, dovrà ritirare un certificato elettorale entro un giorno prima delle votazioni. Tuttavia, si potrà ritirare la ‘tessera‘ anche la domenica stessa delle primarie: in ogni comune sarà aperto un ufficio elettorale per iscriversi all’albo degli elettori.
Per quanto riguarda i due turni di voto, solo chi avrà votato al primo turno delle primarie, potrà farlo anche al secondo. Sarà quindi la stessa platea di elettori a decidere al ballottaggio.
Questione della privacy sull’albo degli elettori: chi vota alle primarie sottoscriverà una dichiarazione di sostegno al centrosinistra. Un’iniziativa politica, insomma. E i nomi dei votanti potranno essere pubblici non in quanto votanti alle primarie, ma in quanto sostenitori del centrosinistra.
Il dispositivo di modifica (transitoria) dello Statuto, che verrà votato sabato all’assemblea per permettere anche ad altri esponenti del Pd di candidarsi, contiene anche i “requisiti” per correre alle primarie: si dovranno raccogliere tra le 70 e le 80 firme nell’assemblea nazionale e il 3% degi iscritti del Pd sul territorio nazionale.
La modifica dello Statuto, che permette quindi la candidatura di Matteo Renzi, sarà una norma transitoria. E oltre al voto su tale norma transitoria, l’assemblea nazionale di sabato prossimo all’Ergife dovrà votare anche altri due punti.
Il primo, a quanto apprende l’Adnkronos, è il mandato a Pier Luigi Bersani a sottoscrivere un patto di coalizione con le altre forze politiche che partecipano alle primarie. Una sorta di accordo programmatico da stringere tra Pd, Sel di Nichi Vendola e Psi di Riccardo Nencini. Non dovrebbe fare parte di questo accordo, però, l’Api che pure si presenta con Bruno Tabacci alle primarie. “L’Api è fuori dal campo del centrosinistra”, si spiega.
Il secondo punto riguarda invece un patto tra i candidati: chi perde sottoscrive un accordo secondo il quale si sostiene il candidato che vince le primarie. Insomma, una norma ‘anti caso Orlando’: a Palermo, infatti, Leoluca Orlando si candidò nonostante ci fosse già un candidato del centrosinistra scelto con le primarie, ovvero Fabrizio Ferrandelli.
All’assemblea di sabato, viene inoltre spiegato, solo per il voto di ‘deroga’ sullo Statuto (la norma transitoria ‘pro Renzi’, insomma) servirà il 50% più 1 degli aventi diritto. Gli altri due voti saranno invece a maggioranza semplice. Il numero dei membri dell’assemblea è di 980 persone.
Sull’introduzione del ballottaggio il sindado di Firenze, Matteo Renzi, nella sua newsletter settimanale scrive: ”Sabato prossimo ci sarà un’assemblea nazionale del Pd per decidere le regole delle primarie. Non capisco perché non vadano bene le regole del passato, quelle che andavano bene quando hanno vinto Prodi, Veltroni, Bersani. Sono le stesse identiche regole che hanno visto la vittoria di Pisapia e di Vendola a livello locale, per dire. Pare che desiderino cambiarle”.
”Mi pare un errore inserire il ballottaggio (alle primarie chi arriva primo vince. Non è che dopo aver vinto, poi, c’è la gara di ritorno) – obietta Renzi – mi pare un errore grave immaginare un ballottaggio in cui possa votare solo chi ha votato al primo turno (e se la prima domenica ti ammali?). Mi pare un errore cercare di restringere la partecipazione: in tutto il mondo la sinistra allarga il campo della partecipazione e la destra restringe (si pensi alle controversie americane tra i sostenitori di Obama e quelli di Romney). Però io non faccio parte dell’assemblea nazionale del Pd e non voglio dare motivi di ulteriore divisione”.
Il ‘rottamatore’ ricorda che ”Bersani ha detto che farà di tutto per fare primarie aperte, libere e democratiche. Non so se il segretario ha ancora la maggioranza degli elettori del centrosinistra: questo lo diranno le primarie. Ma il Segretario ha sicuramente la maggioranza dei membri dell’assemblea: tocca a lui dimostrarsi di parola, come io mi auguro – conclude Renzi – da parte mia rinuncio alle polemiche e aspetto di capire cosa verrà fuori. Continuando a coltivare la speranza che prevalga la saggezza e non si cambino le regole in corsa”.
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