Siria-Turchia, il Parlamento di Ankara approva le operazioni militari. Il presidente turco Erdogan assicura: Non vogliamo la guerra
La Turchia “non vuole innescare una guerra nella regione”. A dirlo è stato il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, nel corso di una conferenza stampa all’indomani dell’attacco siriano che ha provocato almeno cinque vittime nel villaggio di Akcakale, nella provincia meridionale turca di Saliurfa. “La Turchia è in grado di proteggere i propri cittadini”, ha precisato Erdogan, che ha aggiunto che la “determinazione” del suo Paese “non va messa alla prova”.
Proprio oggi il governo siriano, ha detto il vice primo ministro turco Besir Atalay, ha presentato le sue scuse al governo turco per le cinque vittime di ieri. Damasco ”ha ammesso di essere responsabile di quanto accaduto e si è scusata con le autorità turche”, ha affermato Atalay.
Le scuse sono arrivate dopo che il Parlamento turco, riunito a porte chiuse, ha approvato la richiesta del governo di Erdogan di poter condurre – se necessario – operazioni militari fuori dal confine nazionale per un anno. Una mozione che, secondo quanto dichiarato dal vicepremier turco, non rappresenta comunque un mandato di guerra ma ha solo carattere dissuasivo.
E verso Damasco e il regime Bashar Al Assad, era arrivato anche il pressing di Mosca. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, riferendo di avere avuto dal governo siriano la conferma che il bombardamento in territorio turco è avvenuto per errore, ha infatti chiesto al regime di fornire rassicurazioni sul fatto che non ci saranno più in futuro incidenti militari di confine. La situazione, ha detto il responsabile della diplomazia russa, “sta peggiorando ogni giorno e il conflitto si sta dirigendo verso un punto di non ritorno”.
Sempre sul fronte diplomatico attestati di solidarietà alla Turchia sono arrivati da tutte le parti. Per il ministro degli Esteri, Giulio Terzi la richiesta del governo di Ankara al parlamento turco è “perfettamente legittima”. “E’ una valutazione che dà il governo di Ankara e credo che sia perfettamente legittimato a chiederla”, ha dichiarato. “Nel consiglio atlantico di questa notte è stato riaffermato il principio della indivisibilità della sicurezza” dei Paesi dell’Alleanza atlantica, ha poi ricordato Terzi commentando l’incidente militare di ieri. “Per il momento – ha aggiunto – si è rimasti sul piano dell’articolo 4″, vale a dire quello della consultazione e concertazione politica tra i Paesi della Nato. Quanto al principio della “indivisibilità della sicurezza è un principio al quale i membri dell’Alleanza atlantica tengono molto. Per questo – ha concluso – ribadisco la mia solidarietà e quella del governo italiano al governo turco”.
Anche la Nato ha espresso ”solidarietà” alla Turchia e in un comunicato, emesso alla fine di un vertice urgente a Bruxelles per discutere dell’incidente. “chiede l’immediata cessazione di tali atti ed esorta il regime siriano a porre fine alle violazioni flagranti del diritto internazionale. Da Washington, hanno fatto eco la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato, assicurando che gli Stati Uniti sono al fianco della Turchia. Assad se ne deve andare via una volta per tutte – sostiene con fermezza l’amministrazione Obama – e in Siria deve partire una transizione politica.
Ferma condanna agli attacchi condotti ieri dall’esercito siriano è arrivata anche dall’Unione europea. ”L’incidente di ieri – dice in una nota il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton – indica chiaramente quali tragici effetti puo’ avere sui Paesi vicini la crisi siriana. Ancora una volta chiedo con urgenza alle autorità siriane di porre fine immediatamente alle violenze e di rispettare la sovranità e l’integhrità dei Paesi vicini. Simili violazioni della sovranità turca non possono essere tollerate”. Infine, la Ashton ha rivolto un appello “alla moderazione a tutte le parti”, assicurando che l’Ue “continuerà a seguire la situazione molto da vicino”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto “preoccupato” per il rischio che “la crisi siriana dilaghi nei Paesi confinanti come avvenuto ieri con la Turchia”. Lo ha dichiarato il portavoce di Ban, Martin Nesirsky, citato dall’agenzia d’informazione ‘Dpa’. Il portavoce ha quindi reso noto che l’inviato speciale di Lega Araba e Onu per la crisi in Siria, Lakhdar Brahimi, ha contattato i governi di Ankara e Damasco per invitarli alla moderazione.
Intanto questa mattina sono proseguite le operazioni dell’artiglieria turca verso il territorio siriano. Nel mirino, secondo l’attivista Rami al-Idlibi della zona nordoccidentale di Idlib, c’è sempre ”l’area di Tal Abyad, dove si trovano postazioni dell’Esercito di Damasco”.
Nella stessa zona almeno cinque soldati delle forze fedeli al regime di Bashar al-Assad sono morti e più di 15 sono rimasti feriti nel corso di raid notturni turchi scattati dopo che ieri colpi di mortaio sparati dalla Siria hanno colpito la provincia turca di Sanliurfa, uccidendo una donna e quattro suoi figli.
E’ di almeno 87 morti il bilancio delle violenze di oggi in tutta la Siria. Lo riferiscono gli attivisti dei Comitati di coordinamento locale, secondo i quali gran parte delle vittime si concentrano a Damasco e nei suoi dintorni, dove si registrano 38 morti. Altre 30 vittime sono segnalate ad Aleppo, sette a Homs, sei a Deir ez-Zor, tre a Hama, due a Latakia e una a Daraa. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, inoltre, 25 soldati della Guardia repubblicana sono rimasti uccisi in un’esplosione nella provincia di Damasco, alla quale è seguito uno scontro a fuoco tra i ribelli dell’Esercito libero siriano e i militari delle forze d’elite.
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