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Pdl, l’esercito delle primarie: anche Meloni in campo insieme a Sgarbi, Galan e Mussolini

Giorgia Meloni ha sciolto la riserva e ha deciso di correre alle primarie del Pdl. L’ex ministro della Gioventù, spiegano fonti vicine a Meloni, ha formalizzato la propria candidatura presentando la dichiarazione di disponibilità, prevista dal regolamento. Entro domenica alle 12, i candidati dovranno presentare le firme.
Bisogna dire ”no a un ritorno dell’esperienza Monti, che è stata fallimentare e in ogni caso non può essere reiterata” ha detto Meloni, intervistata da SkyTg24, chiedendo ”chiarezza” al partito. Perché è vero che Angelino Alfano ha detto no a un Monti bis perché non vuole portare avanti una nuova alleanza con Bersani, ma deve ”chiarire se il Pdl sarebbe disponibile invece a sostenere Monti senza la sinistra. Il mio no a Monti è un no in ogni caso”. Meloni spiega di voler difendere il bipolarismo e di voler rinnovare il centrodestra: ”Non ho parlato con Berlusconi della mia candidatura, ma in queste settimane ho incontrato tante persone deluse dal centrodestra e anche io a volte sono stata delusa da questo centrodestra”. E sottolinea: ”Non penso che si faccia un favore al Pdl blindandosi tutti intorno alla candidatura di Alfano, possiamo far vedere che nel centrodestra ci sono idee e persone valide che si confrontano”.
Candidati alle primarie sono anche l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, Alessandra Mussolini e Vittorio Sgarbi.
“Sono scettico, ma non vedo altra strada”, dice Sgarbi all’Adnkronos. Per il critico d’arte, fondatore del partito della rivoluzione, optando per primarie di partito il Popolo della libertà “si è messo in un recinto chiuso. Avrei voluto vedere Tosi, ad esempio, giocare questa partita, una partita vera, di rinnovamento, non minimalista e chiusa a componenti esterne come di fatto è”.
Dunque Sgarbi scende in campo, “visto che siamo in un vicolo cieco”, certo tuttavia di poter catalizzare “molti voti, compresi quelli dei delusi di centrodestra che si sono allontanati dalla politica”. Lui tesserato al Pdl non è mai stato in vita sua, “ma il regolamento reso noto – puntualizza – è opportunamente aperto ad ogni cittadino che abbia i requisiti di eleggibilità alla Camera dei Deputati. Dunque è chiaro che posso candidarmi anch’io”.
Sgarbi punta anche il dito contro Gianpiero Samorì, l’outsider alle primarie del Pdl “che ho inventato io”, dice. E spiega: “Berlusconi Samorì l’ha visto solo una volta, gliel’ho presentato io. Segue nient’altro che una telefonata tra i due, fatta dal Cavaliere in mia presenza. A Berlusconi delle primarie non frega niente – assicura – e non voleva che Samorì si candidasse. Voleva piuttosto che desse vita a qualcosa di nuovo, che fosse un nuovo Montezemolo con cui il Pdl avrebbe potuto allearsi. Se un partito è fermo al 15% – osserva Sgarbi – le primarie non fanno lievitare il consenso, piuttosto serve qualcosa di nuovo che possa aggiungere voti a quelli del Pdl”.
“Ma Samorì si è candidato lasciandomi sconcertato, non ha seguito il disegno che io e Berlusconi avevamo per lui. Si è dimostrato miope – incalza – privo di visione di lungo periodo. A questo punto non vedo altra strada che candidarmi anch’io, anche se resto scettico”. Samorì “non l’ho sento da giorni, dalla telefonata tra lui e Berlusconi che risale a martedì scorso. Pensavo che facesse un passo indietro, invece conferma la sua volontà di candidarsi alle primarie del Pdl. Certo è che l’unico accesso che aveva a Berlusconi ero io, su di lui il Cavaliere non punterebbe una lira”.