Carceri sovraffollate, l’associazione Antigone lancia l’allarme: Condizioni infernali
Il sovraffollamento, il taglio delle risorse, le violenze e le morti in cella. Sono questi alcuni dei maggiori problemi dell”emergenza carceri’ in Italia, denunciati dall’associazione Antigone, che questa mattina ha presentato a Roma il IX Rapporto nazionale sulle condizioni di detenzione dal titolo “Senza dignità”. Su 46.795 posti disponibili – calcola Antigone – oggi in cella ci sono 66.685 detenuti, per un tasso di affollamento del 142,5% contro una media europea del 99,6%. Sono soprattutto uomini italiani i detenuti nelle nostre carceri, provenienti da Campania (26,3%), Sicilia (17,9%), Puglia (10,5%) e Calabria (8,6%). Le donne, 2.857, rappresentano solo il 4,2%. Mentre gli stranieri sono il 35,6% , una percentuale anche questa tra le più alte in Europa.
Altro problema, denunciato da Antigone, è quello dell’eccessivo numero di ore trascorse in cella dai detenuti: nella grande maggioranza delle carceri italiane il tempo è in media di venti ore al giorno. La possibilità di uscire si limita infatti all’ora d’aria, quattro ore al giorno che, lamenta Antigone, “l’esperienza ci insegna vengono spesso ulteriormente contratte”.
Delle 66.685 persone detenute al 31 ottobre 2012, il 40,1% (26.804) non sconta una condanna definitiva, ma è in carcere in custodia cautelare. In base ai dati pubblicati dal Consiglio d’Europa nel marzo 2012, questa percentuale è del 23,7% in Francia, del 15,3% in Germania, del 19,3% in Spagna e del 15,3% in Inghilterra. La media dei paesi del Consiglio d’Europa è del 28,5% e questo dato, denuncia Antigone, “rappresenta certamente l’anomalia maggiore del nostro sistema”.
I detenuti nelle nostre carceri non sono in buone condizioni di salute. “Non ci sono dati nazionali affidabili – spiega l’associazione – ma nelle carceri toscane sono malati ben il 73% dei detenuti, e non c’è motivo di ritenere che altrove le cose stiano in modo diverso. Le patologie più comuni sono i disturbi psichici, (26,1%), seguiti dalle malattie dell’apparato dirigente (19,3%) e da malattie infettive e parassitarie (12,5%)”. Altro problema denunciato è quello della tossicodipendenza. “Da quando la sanità penitenziaria è passata dal ministero della Giustizia a quello della Salute non sono più disponibili i dati sul numero dei tossicodipendenti in carcere. Il dato però – avverte l’associazione – da tempo si aggira attorno al 25%, e non c’è motivo per credere che il problema oggi sia meno grave di ieri”.
Nel primo semestre del 2012 a lavorare sono stati 13.278 detenuti, meno del 20% del totale dei reclusi e comunque una cifra molto inferiore rispetto al numero dei condannati (che al 30 giugno erano 38.771) ai quali l’amministrazione ha l’obbligo di garantire un’occupazione retribuita. Si tratta della percentuale più bassa dal 1991. “Alla fine del 2011 – ha calcolato l’associazione – quando erano presenti nelle nostre carceri 66.897 detenuti, erano iscritti a corsi di formazione professionale in tutto 2.434, un misero 3.6% dei presenti”. In merito alle attività scolastiche, meno di un quarto dei 67.961 dei detenuti in carcere alla fine del 2010 era impegnato in attività scolastiche (15.708) e poco più di un decimo dei presenti ha portato a termine con successo un percorso di studio.
L’associazione Antigone avverte che sono in arrivo 400 sentenze della Corte europea dei Diritti dell’Uomo per il sovraffollamento delle carceri italiane. Sono stati presentati, aggiungono da Antigone, 170 nostri ricorsi alla Cedu e abbiamo supervisionato altri 230 ricorsi, presentati direttamente dai detenuti. “Per l’Italia potrebbero scattare sanzioni per almeno 400mila euro” conclude Antigone.
Nel giorno della presentazione del rapporto dell’associazione Antigone il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni ha denunciato la vicenda riguardante la salma di un ragazzo morto in carcere, che è da oltre nove mesi allocata in una cassa provvisoria nel ‘Deposito cremazioni’ del cimitero di Prima Porta senza che, per altro, si siano effettuate procedure di conservazione organica della stessa. La vittima è un giovane, deceduto l’11 febbraio del 2012 per una overdose di eroina nel carcere di Regina Coeli. Le indagini, tutt’ora in corso, si sono indirizzate verso un altro detenuto che è in custodia cautelare per un altro reato, che avrebbe fornito alla vittima la dose letale. “Le indagini tutt’ora in corso non possono assolutamente giustificare questa situazione. Bisogna tenere in debito conto che, oltre alla perdita traumatica di un proprio caro, una famiglia sta vivendo il dramma di non poterlo piangere per un ultimo saluto”, ha dichiarato il Garante Angiolo Marroni.
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