Ilva, chiusura totale: 5000 operai a casa. Bloccati i badge. La Fiom: Restate in fabbrica
‘A Taranto si chiude‘. Al termine di una giornata segnata da una nuova bufera giudiziaria, con sette arresti e sequestro dei prodotti dell’impianto, l’Ilva annuncia la chiusura dello stabilimento di Taranto, mandando così a casa circa 5000 lavoratori.
Una decisione, scrive in una nota l’azienda, inevitabile dopo il sequestro ordinato dal gip. Sequestro che l‘Ilva rispetterà ma contro cui annuncia ricorso dopo aver premesso che lo stabilimento di Taranto ”e’ autorizzato all’esercizio dell’attivita’ produttiva dal decreto del Ministero dell’Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell’Aia” e che il provvedimento del gip ”si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell’Ambiente”. Detto questo il provvedimento di sequestro ”comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attivita’, dalle forniture dello stabilimento di Taranto”.
Ilva ribadisce quindi ”con forza l’assoluta inconsistenza di qualsiasi eccesso di mortalita’ ascrivibile alla propria attivita’ industriale, cosi’ come le consulenze epidemiologiche” ”inequivocabilmente” attestano. ”Per chiunque fosse interessato – prosegue la nota – Ilva mette a disposizione sul proprio sito le consulenze, redatte da i maggiori esponenti della comunita’ scientifica nazionale e internazionale, le quali attestano la piena conformita’ delle emissioni dello stabilimento di Taranto ai limiti e alle prescrizioni di legge, ai regolamenti e alle autorizzazioni ministeriali, nonché l’assenza di un pericolo per la salute pubblica”.
Davanti all’annuncio dell’Ilva e all’appello di Fim Fiom e Uilm, il Governo ha deciso di convocare a Palazzo Chigi, annunciandolo via Twitter, i sindacati e gli enti locali per giovedì alle 15.
Critico nei confronti dei magistrati, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. ”Dobbiamo verificare se la decisione presa oggi dalla magistratura sull’Ilva di Taranto è in conflitto con il risanamento che sta procedendo attraverso l’Aia”.
La giornata era iniziata con una raffica di arresti. Sette in totale, tre in carcere e quattro ai domiciliari, nell’ambito di un altro filone dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, portata avanti dalla Guardia di Finanza. Nel mirino le pressioni dell’azienda per i controlli ambientali, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere al disastro ambientale fino alla concussione. Sotto indagine sono finiti anche l’attuale presidente Bruno Ferrante e l’attuale direttore tecnico dello stabilimento Adolfo Buffo.
Tra le persone raggiunte dall’ordinanza ci sono anche il patron dell’Ilva Emilio Riva , già ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale, e il figlio Fabio, già ad di Ilva e ora vicepresidente della Riva Fire Group, al momento ancora irreperibile.
Custodia cautelare ai domiciliari per l’ex assessore provinciale Michele Conserva, per l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti e per Carmelo Delli Santi, rappresentante legale di una società.
Tra gli arrestati di oggi c’è anche Girolamo Archinà e Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento e già ai domiciliari per l’altro filone d’inchiesta. Sono indagati anche l’attuale presidente Bruno Ferrante e l’attuale direttore tecnico dello stabilimento Adolfo Buffo.
La Guardia di Finanza ha emesso anche provvedimenti di sequestro preventivo che riguardano questa volta i beni che vengono prodotti dall’esercizio di questa attività mentre in precedenza, a luglio scorso, avevano riguardato gli impianti dell’area a caldo del siderurgico. Dalle intercettazioni, ha affermato procuratore capo della Repubblica del tribunale di Taranto, Franco Sebastio, si ricava un quadro locale complessivo che, lungi da noi da fare apprezzamenti o valutazioni, anche perché noi dobbiamo essere veramente asettici, non è allegro e confortante”.
Nessuna intenzione di dimettersi da parte dell’attuale presidente dell’Iva, Ferrante. ”Non ho alcuna intenzione di rinunciare all’incarico di Presidente di Ilva Spa, assunto nel luglio scorso. Le contestazioni che mi sono state rivolte dal Pm di Taranto appaiono inconsistenti e strumentali. Proseguiro’ nel mio compito nell’interesse dei tanti lavoratori e dell’Azienda, convinto sempre che e’ possibile e doveroso coniugare ambiente, salute e lavoro”.
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