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La disoccupazione non è mai stata così alta: senza lavoro quasi 3 milioni di persone. Camusso: L’anno prossimo sarà peggio

A ottobre il numero dei disoccupati era di 2 milioni e 870 mila, il livello più alto dal quarto trimestre 1992. Lo comunica l’Istat, sottolineando come il dato registri un aumento del 3,3% rispetto a settembre (+93mila unità). La crescita della disoccupazione riguarda sia la componente maschile sia quella femminile. Su base annua si registra una crescita del 28,9% (+644mila unità).
Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 36,5%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,8 punti nel confronto tendenziale. L’Istat ricorda come le persone fra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro sono 639mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età.
A ottobre, comunica l’istituto di statistica, il tasso di disoccupazione si attesta all’11,1%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto a settembre e di 2,3 punti nei dodici mesi. L’Istat segnala inoltre una sostanziale stabilità rispetto a settembre del numero di occupati, pari a 22 milioni 930mila. Su base annua si registra un calo dello 0,2% (-45mila unità).
Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale, invariato rispetto a dodici mesi prima.
A ottobre inoltre l’occupazione maschile è sostanzialmente stabile in termini congiunturali mentre diminuisce su base annua (-1,4%). L’occupazione femminile cala invece dello 0,1% rispetto al mese precedente, ma aumenta dell’1,5% nei dodici mesi.
Il tasso di occupazione maschile, pari al 66,5%, aumenta rispetto a settembre di 0,1 punti percentuali, ma diminuisce su base annua di 0,7 punti. Quello femminile, pari al 47,5%, è stabile in termini congiunturali, presentando un aumento di 0,8 punti percentuali rispetto a dodici mesi prima.
Gli occupati a tempo parziale aumentano nuovamente in misura sostenuta (+11,6%, pari a 401.000 unità), ma si tratta in gran parte di part time involontario, ossia dei lavori accettati in mancanza di occasioni di impiego a tempo pieno.
Parallelamente, aggiunge l’Istat, gli occupati a tempo pieno continuano a diminuire (-2%, pari a -398.000 unità). Un calo che su base annua interessa soprattutto l’occupazione dipendente a carattere permanente e il Mezzogiorno.
L’istituto evidenzia anche una crescita del numero dei dipendenti a termine (+3,5% pari a 83.000 unità), ma esclusivamente nelle posizioni a tempo parziale. Circa la metà dell’incremento del lavoro a termine interessa i giovani di età inferiore a 35 anni e caratterizza soprattutto il commercio e gli alberghi e ristorazione.
L’incidenza dei dipendenti a termine sul totale degli occupati sale così al 10,7%. Significativo anche l’aumento dei collaboratori (+11,6%, pari a 45.000 unità), concentrato nei servizi alle imprese e nell’assistenza sociale.