Misure anti-crisi. I sindacati: Inaccettabili, scenderemo in piazza
I provvedimenti anti crisi, più che altro licenziamenti facili come li definisce il segretario del Pd Bersani, sono inaccettabili per i sindacati che si preparano a dimostrare la propria forza scendendo presto in piazza.
Di “norme e senso unico” parla la Cgil “che vanno contro il lavoro e contro il modello sociale italiano. Misure da incubo. Il sindacato reagirà con la forza necessaria”. ”In una stagione in cui il nostro più grande problema è la disoccupazione – sottolinea il segretario Susanna Camusso – costruire percorsi d’ingresso dei giovani e delle donne è necessario e invece si parla di licenziamenti. Questo è l’opposto di ciò che serve al Paese”.
Unità di visione anche da Cisl, Uil e Ugl: “Se il governo intendesse intervenire sulle materie del lavoro senza il consenso delle parti sociali, Cisl, Uil e Ugl saranno costrette a ricorrere a scioperi”.
Una linea già anticipata dalle singole organizzazioni. “Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali, modificare l’assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero”, aveva affermato la Cisl di Raffaele Bonanni. “Se il contenuto discorsivo della lettera verrà confermato dal governo – aveva preannunciato la Uil – il prossimo passo è solo lo sciopero generale”.
Per lo sciopero generale si schiera anche l’Usb che condanna la “resa totale e incondizionata alle banche e alla finanza europea”.
Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi rassicura: “Apriremo presto un tavolo di confronto con le parti sociali, che invitiamo ad approfondire il merito senza pregiudizi”. Così come l’opposizione, aggiunge, “ha l’opportunità di dimostrare la propria modernità accettando il confronto su una linea europea. I ‘no’ non fanno né crescita né occupazione. E tantomeno aiutano la stabilità”. Per Sacconi ‘Licenziamenti facili’ è un titolo che serve solo a spaventare” quando invece ”l’obiettivo è chiaro: incoraggiare le imprese a crescere ed assumere a tempo indeterminato!”.
Il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani boccia completamente le proposte presentate a Bruxelles viste come “minaccia al lavoro e merce usata venduta come nuova”.
In mattinata Bersani ha incontrato alla Camera prima il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, e poi quello dell’Idv, Antonio Di Pietro. Una serie di faccia a faccia per fare il punto sulla situazione dopo la lettera su cui tutte le opposizioni danno giudizio negativo anche se c’è chi ritiene che quel documento resterà ‘un libro dei sogni’. “Ma figuriamoci se riescono a realizzare le misure. Ma avete visto le scadenze? Non ce la faranno mai, basta vedere cosa è successo anche ieri in aula…”, dice il capogruppo del Pd, Dario Franceschini, riferendosi alle sconfitte di ieri della maggioranza battuta per due volte. L’opposizione ragiona inoltre sull’ipotesi di un governo di transizione. Secondo i leader dell’opposizione ora più che mai il momento è propizio, ma i tempi sono stretti, strettissimi come diceva ieri sera Casini: “O si concretizza a giorni o il voto è ineludibile”. Nell’incontro con Bersani anche Di Pietro, sostenitore da sempre del voto anticipato, ha aperto all’ipotesi di un governo tecnico. “Premetto che la prima cosa da fare, e ne sono sempre più convinto, è quella di ridare immediatamente la parola ai cittadini. Ma – spiega Di Pietro – prima occorre mandare via questo governo. Con un po’ di buona volontà e responsabilità reciproca, non solo delle forze politiche dell’opposizione, ma anche di tutti quei parlamentari che hanno ancora a cuore le sorti del Paese si possono creare le condizioni per una maggioranza di governo alternativa di breve durata”.
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