Egitto, di nuovo sangue a piazza Tahrir. 33 morti e più di 1800 feriti
E’ stato un fine settimana di sangue quello appena trascorso al Cairo e piazza Tahir è diventata di nuovo scenario di violenza. Manca una settimana alle prime elezioni libere dopo la caduta dell’ex presidente Mubarak e gli scontri in strada hanno causato 22 vittime e 1830 feriti.
E mentre questa mattina la situazione precipitava di nuoco con l’acuirsi degli scontri, il governo si è riunito in un Consiglio dei ministri straordinario.
Secondo il portavoce del Movimento, Mahmoud Afifi “il Consiglio militare sta trattando i giovani della rivoluzione con estrema violenza”, precisando che gli attivisti del Movimento “sono presenti in piazza in gran numero”. La crisi degli ultimi giorni, sottolinea, e’ il risultato del “fallimento del Consiglio supremo delle Forze armate nel gestire la fase di transizione”.
Gli attivisti invece chiedono di “fissare un’agenda per la consegna del potere a un presidente, un civile, al massimo entro il prossimo aprile, le dimissioni del governo di Essam Sharaf e la nomina di un governo di salvezza nazionale che goda del consenso delle forze politiche e che abbia piena competenza nel gestire quel che resta della fase di transizione, oltre – ricorda Afifi – alla formazione di una commissione d’inchiesta sugli ultimi incidenti per perseguirne i responsabili”.
Contro il duro intervento della polizia si schiera il candidato alla Presidenza dell’Egitto Mohamed ElBaradei. ”Il primo responsabile di questa situazione e’ il Consiglio supremo delle Forze Armate, che ha ammesso che non puo’ governare il Paese”, ha detto l’ex numero uno dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea). Il Consiglio suremo delle Forze Arnate continua a ignorare alcune delle richieste principali della Rivoluzione, come la fine dei processi militari per i civili e la cancellazione della Legge d’emergenza, ma anche la domanda di un welfare sociale e di sicurezza pubblica, ha detto ElBaradei. Non molto, ha aggiunto il candidato alle presidenziali, e’ cambiato dalla Rivoluzione del 25 gennaio e in molti casi il Consiglio supremo delle Forze Armate ha semplicemente assunto il ruolo del deposto presidente Hosni Mubarak, usando anche lo stesso linguaggio. ”Parlare di agenda estera e di agenti, per esempio, e’ esattamente quello che Mubarak usava dire per screditare alcuni movimenti. Alcune dichiarazioni del Consiglio supremo delle Forze Armate sono identici a quelli dell’era Mubarak”, ha detto.
Intanto il predicatore salafita egiziano e candidato alla presidenza, Hazem Abu Ismail ha invitato oggi i suoi sostenitori a partecipare alle protesta di piazza Tahrir al Cairo per ”raggiungere gli obiettivi della Rivoluzione di gennaio”. Abu Ismail era stato criticato per non aver partecipato al sit-in che lui stesso aveva organizzato dopo la manifestazione di massa di venerdi’. Lui e i suoi sostenitori sono stati accusati di abbandonare le famiglie delle vittime e dei manifestanti feriti durante le rivolte di gennaio, che hanno portato alla deposizione di Mubarak. Alcuni osservatori ritengono che, tra i sei candidati alla presidenza, Abu Ismail sia il piu’ critico nei confronti del Consiglio supremo delle Forze Armate.
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