La dura manovra che divide. Berlusconi: Va posta la fiducia. Bersani: Da migliorare
“Devono porre la fiducia, altrimenti non credo che ci sia la possibilità di approvare la manovra”. Così l’ex premier Silvio Berlusconi lasciando Montecitorio dopo l’intervento del premier Mario Monti. “Sosteniamo il governo lealmente e continueremo a sostenerlo – ha assicurato – e lo faremo anche se ci saranno, dopo il lavoro della Commissioni, delle cose su cui non avremmo un’opinione positiva”. ”Qualcosa – ha continuato Berlusconi – si potrà migliorare, la discussione in commissione è tesa al miglioramento per raggiungere quelli che sono gli obiettivi della manovra, magari con una puntualizzazione delle singole misure atte ad migliorandum”.
Sull’eventualità della fiducia è dello stesso avviso anche il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: “C’è bisogno di tempi rapidi per non vanificare tutto quello che è stato fatto. Almeno in questo caso – ha continuato ironizzando – ho un’idea non differente da quella di Berlusconi”. Poi tornando serio: ‘L’Italia è sull’orlo del baratro tutti sappiamo cosa costerebbe l’uscita dall’euro o il crollo dell’euro”. E sulle pensioni ha detto ”sei anni che chiediamo di non rinviare scelte dolorose”, prima a Prodi e poi a Berlusconi. ”Questo governo si assume l’onere di fare ciò che noi non abbiamo saputo fare”, ha rimarcato il leader dell’Udc. ”In un anno e mezzo il Parlamento avrà modo di lavorare in positivo sui versanti della famiglia e dei ceti medi – ha assicurato -, ma intanto è importante dare un sostegno ad una manovra”. ”Non ci sentiamo commissariati – ha concluso Casini -, la dignità del Parlamento si difende con i fatti non con le parole”.
Il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani ha ribadito invece il suo punto di vista espresso da Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Non è abbastanza equa, vogliamo migliorarla. Confermiamo che siamo pronti a prenderci le nostre responsabilità, ma abbiamo detto anche con nettezza che cosa faremmo noi”. “E’ importante che sia passato l’intervento sugli scudati”, ha detto pronosticando che “è solo un ‘buffetto’”. “Pensiamo che ci possono essere entrate dalle dismissioni immobiliari e dalla messa in gara delle frequenze televisive e, in particolare, non siamo convinti dell’impostazione sull’evasione fiscale”, ha osservato. Per quanto riguarda le liberalizzazioni ha dichiarato: “potrete ben sapere che dal mio punto di vista si poteva fare qualcosina in più”, ha proseguito Bersani, riconoscendo però che “qualche passo significativo si è fatto”. “Condividiamo la filosofia della riforma del piano pensionistico. Però – ha sottolineato – l’approccio a questa riforma deve essere meno duro”. “Noi abbiamo a cuore uno che è andato a lavorare a quindici anni e che ha un salario e una pensione bassi – ha aggiunto – non gli si può chiedere di sopportare decurtazioni oltre un certo limite”. “Prendiamo un po’ di soldi e cerchiamo di favorire l’accesso a una riforma, togliendo le spine più acute”, ha proposto Bersani. “Abbiamo avanti dei mesi, i punti sull’equità sono punti sensibilissimi per noi. E conclude: Ci sono ancora passi da fare”.
Senza mezzi termini Umberto Bossi: “Questa manovra non serve a niente”, ha dichiarato lasciando la Camera. E alla domanda se fosse da buttare, ha risposto: “Sì, direi di sì”. Monti “si è nominato eroe di salvezza di una guerra già persa dall’Italia”, ha continuato.
”Ma cosa è venuto a fare?…”, ha detto il leader della Lega riferendosi al premier. “Il Paese ha bisogno di posti di lavoro, ma questo governo non ha la minima idea di come crearli”, ha proseguito il Senatur stroncando le misure. La manovra, per il leader del Carroccio, porta “solo depressione”.
Critiche anche dal leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. ”Questa manovra – ha sottolineato – non soddisfa le esigenze di giustizia sociale. Presenteremo una contromanovra in alcuni punti – ha poi annunciato – che consentirà di far quadrare i conti lo stesso”.
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