Monti nel salotto di Vespa: L’alternativa era non pagare gli stipendi e le pensioni
Il premier Monti intervenuto ieri sera nel salotto di Bruno Vespa, Porta a Porta, e che ha subito chiarito la sua presenza che aveva scatenato non poche polemiche, come “dovere di spiegazione di fronte agli italiani” si è detto cosciente dei sacrifici chiesti agli italiani ma ha sottolineato lo Stato correva il rischio di “non poter pagare più gli stipendi e le pensioni. La Grecia è la rappresentazione di che cosa sarebbe potuto accadere in Italia”. Del resto, “guardando l’andamento degli spread inseguivamo la Grecia a tre mesi di distanza”.
Quando abbiamo capito che occorreva chiamare a contribuire i pensionati, anche quelli con livelli molto bassi, appena superiori alla fascia minima, be’, lì siamo stati molto in difficoltà”. Ed è in quel momento, aggiunge, “che abbiamo deciso di chiamare a contribuire” coloro che avevano usufruito dello “scudo fiscale”.
E sulle possibilità tecniche del prelievo sui capitali ‘scudati’ previsto dalla manovra ha assicurato che “è possibile e sarà fatto”. Si tratta di capitali “anonimi ma presso banche e istituzioni finanziarie. Pensiamo di farcela”.
Sugli scioperi preannunciati dai sindacati ha detto sereno: “In questo paese ci sono stati scioperi generali per molto meno. Capisco le reazioni ma invito a considerare cosa sarebbe successo, anche al mondo dei pensionati, senza questa azione”. Il presidente del Consiglio si dice certo che “gli italiani capiranno, ma noi dovremo spiegare queste decisioni”. Ma ha precisato il tempo è poco e il margine di flessibilità pochissimo”. In ogni caso “è prematuro affermare” che sarà necessario porre la fiducia sulla manovra. “Più importante è quello che ho spiegato sulla finalità nel tempo” della manovra, da approvare “in tempi brevi e senza modificarla molto”. Ma soprattutto non lascia molti margini di modifica: “Cerchiamo di non modificare quella distribuzione dei carichi che abbiamo fatto con molta attenzione”, anche se “non abbiamo concertato perché non c’era tempo, ma abbiamo ascoltato molto le parti sociali e i partiti politici”. E a Bruno Vespa che gli chiede se modifiche sull’Ici e sulle pensioni potrebbero comportare un intervento sull’aumento delle aliquote Irpef, Monti risponde: “Sì, lei è più ministro dell’Economia di me in questo momento”.
Il premier rimarca la decisione del governo di non aver voluto alzare le aliquote dell’Irpef ”contrariamente a indiscrezioni che si erano diffuse quasi universalmente, e non le alzeremo”. Perché “se le tasse si aumentano su chi produce, sia il lavoro sia l’impresa, si scoraggia la produzione e si rende poco competitivo il prodotto italiano: perché non gravare un po’ di più con le tasse sulla ricchezza che esiste a seguito della produzione passata? In tutto il mondo avviene così”.
Sul ritorno dell’Ici però è netto: “La prima casa è una cosa importante per la vita economica, sociale e psicologica dei cittadini”, ma “la casa è anche una cosa che consuma risorse pubbliche, perché ci vogliono delle infrastrutture intorno alle case, le città costano. In tutti i Paesi la casa, anche la prima casa contribuisce al mantenimento dei servizi pubblici”.
Quanto all’ennesimo aumento dei carburanti secondo il premier è stato “indispensabile per le esigenze del trasporto pubblico locale”.
Sui costi della politica, il premier annuncia “una task force, un gruppo di lavoro, che sarà anche aperto ai contributi conoscitivi di stimolo, per esempio dei diversi giornalisti che in modo molto scrupoloso seguono queste tematiche e le denunciano giustamente, per procedere a ritmo spedito alla riduzione di questi costi”.
Parlando della futura riforma del mercato del lavoro, Monti assicura che ci sarà il confronto con le parti sociali. “La concertazione è essenziale. Certe riforme del welfare” non possono vedere la luce “senza un negoziato con le parti sociali”.
Sul potere sempre maggiore dei mercati sugli Stati sovrani, il Professore ammette: “I mercati sono bestie feroci, utili ma sbilanciate”. “L’Italia e tanti altri Paesi – spiega il presidente del Consiglio – sono arrivati ad accumulare troppo debito pubblico, perché dopo la nascita dell’euro i mercati si erano assopiti, addormentati per 8-9 anni” senza “più distinguere la qualità dei titoli” dei diversi Paesi. “Poi di colpo si sono svegliati e adesso sono imbizzarriti”. “Noi lavoriamo per i cittadini e non per i mercati – tiene a precisare – ma dobbiamo tenere conto dei mercati, sennò arrivano schiaffi formidabili ai cittadini, al nostro benessere e alla nostra stabilità. Però credo che la politica, se coordinata a livello europeo o anche mondiale, possa avere il meglio dai mercati senza doversi inginocchiare”. Ci sono rischi di speculazione?, chiede Vespa. “C’è una certezza di speculazione”, risponde secco il Professore. ”Dobbiamo domare i mercati, ma non demonizzarli”.
Al termine dell’intervista, a Vespa che rivela il sondaggio di Renato Mannheimer secondo cui dopo il varo della manovra, il presidente del Consiglio ha perso nove punti a livello di popolarità, Monti replica ironico: “Allora dovevo farla più pesante” ma “per ora va bene così”.
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