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Tangenti per la procreazione assistita, arresti domiciliari per il primario di Piave di Cadore

Un primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Pieve di Cadore è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di concussione in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Guardia di Finanza di Belluno.
Approfittava delle difficoltà di coppie che non riuscivano ad avere figli, consentiva loro di scavalcare la lista di attesa per la procreazione assistita, riducendo i tempi da due anni a pochi mesi, in cambio di somme di denaro che andavano dai 2.000 ai 2.500 euro.
Gli incontri per incassare le ‘tangenti’ solitamente erano fissati presso bar, stazioni, gelaterie, caselli autostradali, parcheggi. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il medico cercava di schermare le proprie responsabilità con i pazienti raccontando loro, falsamente, che i soldi erano destinati ai biologi della ‘S.i.s.me.r.’ di Bologna ovvero la società specializzata in tecniche di fecondazione assistita che da sempre collabora con il centro dell’ospedale di Pieve di Cadore attraverso una convenzione con l’u.l.s.s. n.1 Belluno.
Le indagini hanno però fatto emergere l’estraneità dai fatti illeciti contestati dell’equipe di medici e biologi della S.i.s.me.r. che con cadenza bimestrale si reca all’ospedale di Pieve di Cadore per supportare l’attività del primario.
Sono sei le coppie che hanno confermato ai finanzieri di aver accettato di pagare, ma molte altre sono quelle che devono ancora rendere testimonianza. Si tratta di coppie molto variegate, spesso reduci da gravidanze naturali concluse male, e composte da avvocati, maestre, operai, casalinghe, gelatai, dipendenti pubblici e broker: tutti accomunati dalla paura che denunciando il medico avrebbero perso l’ultima chance di diventare mamma e papà.
All’esito delle indagini, culminate in tre perquisizioni locali eseguite ieri dai finanzieri bellunesi, il primario è stato arrestato in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip del tribunale di Belluno: il medico adesso è chiamato a rispondere di concussione aggravata e continuata nonché di interruzione di pubblico servizio.