Nuovi poveri e vecchi privilegi
Nell’Italia al tempo della crisi il compenso dei primi cento manager sarebbe sufficiente a pagare i salari di 10 mila lavoratori. Le distanze sociali nel Bel Paese si stanno allargando risucchiando nell’area del disagio anche i ceti medi più solidi. Secondo l’ultimo rapporto della Cgil sui diritti globali, è cresciuto anche il numero degli occupati che si trova sotto la soglia di povertà: nel 2010 ammontava al 10% dei lavoratori, contro l’8,6% dell’anno prima. Un dato che nell’europa comunitaria non raggiunge l’8%. E i numeri della deriva sociale sono drammatici: 13,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro netti al mese, di cui 6,9 milioni non arrivano a mille euro.
Ora il governo ha varato una manovra economica che si scarica su fasce sociali esauste, mentre quasi un terzo della ricchezza prodotta (Pil) sfugge al fisco. Resta faticoso pensare a quel disabile a cui verrà tagliato il sussidio di accompagnamento, nel segno dei sacrifici.
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