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Siria, strage alla manifestazione: 8 morti, due sono giornalisti europei

E’ di otto morti e 25 feriti il bilancio di un attacco, eseguito da uomini armati contro una manifestazione a sostegno del presidente Bashar al-Assad, che si è tenuta nella città siriana di Homs. Secondo quanto riferisce la televisione siriana ‘Dounia’ vicina all’attuale regime, tra le vittime ci sono due giornalisti uno dei quali è belga. In particolare i due giornalisti sono morti dopo che un razzo ha colpito la manifestazione.
La morte dei due giornalisti occidentali oggi a Damasco è avvenuta a poche settimane dalla pubblicazione del rapporto annuale di Reporters Sans Frontieres in cui si evidenziava che nel 2011 sono stati 66 i cronisti uccisi, il 16% in più rispetto al 2010, 1.044 gli arrestati, 1.959 quelli aggrediti fisicamente o minacciati. Per l’anno che si è appena concluso, per la prima volta, l’associazione che tutela i giornalisti in tutto il mondo ha stilato l’elenco dei dieci luoghi più pericolosi per i media, tra i quali vi è anche Homs. Dieci città, province, quartieri o regioni dove giornalisti, blogger o cyberdissidenti sono particolarmente esposti alla violenza e dove la libertà di informazione non è rispettata. Si tratta di Manama (Bahrain), Abidjan (Costa d’Avorio), Piazza Tahrir al Cairo (Egitto), ma anche le aree urbane di Manila e quelle di Cebu e Cayan de Oro nelle isole di Luzon e Mindanao (Filippine). Nell’elenco anche Misurata (Libia), lo Stato di Veracruz (Messico), Khuzdar (Pakistan), Deraa, Homs e Damasco (Siria), Mogadiscio (Somalia) e Piazza del Cambiamento, a Sanaa (Yemen). Sono stati 499 i media censurati, 71 i giornalisti rapiti, 73 quelli costretti a fuggire dal proprio Paese, 5 cyberdissidenti assassinati, 199 blogger e cyberdissidenti arrestati, 62 blogger e cyberdissidenti fisicamente aggrediti, 68 i Paesi soggetti a censura internet.
In generale, spiega Reporters sans frontie’res, il 2011 e’ stato un anno difficile per la liberta’ di stampa e di informazione. La primavera araba e’ stata al centro delle notizie di attualita’. Dei 66 giornalisti assassinati nel 2011, 20 sono stati uccisi proprio in Medio Oriente (il doppio rispetto al 2010). Una cifra simile si e’ registrata in America Latina, una regione molto esposta alla minaccia della violenza criminale. Per il secondo anno consecutivo, e’ il Pakistan la nazione piu’ cruenta con un totale di 10 giornalisti deceduti, per lo piu’ assassinati. Cina, India e Eritrea continuano ad essere le prigioni piu’ grandi per la stampa. La primavera araba, con i movimenti di protesta che ha inspirato nei Paesi vicini quali Sudan e Azerbaigian, e le manifestazioni di strada in altre nazioni come Grecia, Bielorussia, Uganda, Cile e Stati Uniti, hanno provocato la spettacolare impennata nel numero di arresti: da 535 nel 2010 a ben 1.044 nel 2011.
In molti casi, ai giornalisti e’ stato impedito fisicamente di svolgere il proprio lavoro, attraverso fermi e interrogatori, nella maggior parte delle situazioni questi hanno rappresentato tentativi da parte dei governi di insabbiare informazioni che potevano in qualche modo indebolirli. L’aumento del 43% dei casi di aggressione fisica nei confronti di giornalisti e del 31% degli arresti di cyberdissidenti, questi ultimi in prima linea nel diffondere informazioni sulle manifestazioni durante il blocco dei media tradizionali, rappresentano un dato significativo di questo ultimo anno, contrassegnato dall’onda di protesta popolare. Cinque cyberdissidenti sono stati uccisi nel 2011, tre dei quali in Messico. Dall’ Egitto al Pakistan, dalla Somalia alle citta’ delle Filippine, nell’ultimo anno il pericolo che corrono i giornalisti in tempo di instabilita’ politica e’ stato piu’ che mai evidente. Nel 2011 e’ sulle strade che si trova il maggior rischio, soprattutto durante le manifestazioni, teatro di violenti scontri con le forze dell’ordine in alcuni casi degenerati in vere e proprie guerriglie.