Inaugurazione anno giudiziario, Severino: Recuperare lo spirito di servizio. Proteste degli avvocati in tutta Italia
“Si è smesso di parlare genericamente di riforma della Giustizia e di nuovi codici e si è capito che si possono fare riforme utili con meno enfasi e con più efficacia. Si torna a parlare di giustizia come servizio da rendere ai cittadini e in termini molto concreti”. E’ questa una delle considerazioni fatte dal primo presidente della Corte di Appello di Roma, Giorgio Santacroce, nel corso della cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto della Capitale. “Un cambio radicale di agenda – continua – insomma: una specie di filo sottile che è il segno tangibile di quela ritrovata concordia che deve alimentare una stagione di riforme senza chiusure pregiudiziali”.
A Milano il Procuratore della Corte d’Appello, Giovanni Canzio, nel suo discorso si è detto convinto che “la ‘speciale’ e obiettiva sovraesposizione, che negli anni più recenti ha caratterizzato gli uffici giudiziari milanesi, sul piano dei rapporti con i media e con la politica, per la particolare importanza e rilevanza sociale sia dei fatti che delle persone coinvolte in indagini e processi, è destinata a stemperarsi laddove vengano, da tutti, osservate le regole deontologiche” quali la tutela dei diritti e le libertà di tutte le persone in uguaglianza, indipendenza, imparzialità. Canzio si è quindi soffermato sulla prescrizione definita un “agente patogeno” che “incentiva strategie dilatorie della difesa, implementa oltre ogni misura il numero delle impugnazioni in vista dell’esito estintivo”. Secondo il magistrato, “l’attuale disciplina sostanziale della prescrizione del reato non è sostenibile nella parte in cui estende i suoi effetti sul processo penale ‘usque ad infinitum’, proporzionandone il grado di ineffettività e disincentivandone, mediante una sorta di premialità di fatto, i percorsi alternativi”. Un richiamo è stato quindi riservato dal Procuratore anche ai politici invitati a ”evitare, nel commento delle decisioni dei giudici, ogni critica che possa compromettere l’indipendenza della magistratura e minare la fiducia del pubblico nella stessa”. Allo stesso modo i magistrati sono chiamati a ”dare prova di moderazione nei loro rapporti con i media”.
A Torino il presidente della Corte d’Appello Mario Barbuto ha plaudito alle prime azioni del governo Monti sulla Giustizia definendo la riforma che istituisce 12 Tribunali per le imprese in tutta Italia “ottima, pur con qualche riserva”. In tema di giustizia civile Barbuto ha sottolineato come “il mono-obiettivo giudiziario del governo Monti in direzione della giustizia civile ha solide motivazioni politiche, ma soprattutto economiche” e si è chiesto se Monti si sia scordato della giustizia penale, anche se poi “il ministro della Giustizia ha comunque rimediato individuando subito nelle carceri una delle priorità più drammatiche”. “Solidarietà” è stata espressa poi da Barbuto, agli avvocati che oggi hanno disertato l’inaugurazione dell’anno giudiziario, lasciando simbolicamente le toghe sui posti loro assegnati.
Un grazie al presidente Napolitano arriva da Firenze dove il Presidente della Corte d’Appello, Fabio Massimo Drago ne ha sottolineato ”l’insostituibile opera di ferma garanzia delle istituzioni democratiche e di salvaguardia dell’equilibrio dei poteri dello Stato, nel susseguirsi di grandi tensioni interne e di scelte difficili a livello di politica economica nel contesto europeo ed internazionale”. Gli avvocati hanno disertato la cerimonia per protesta contro le liberalizzazioni.
Gli avvocati protestano anche a Napoli. A Castel Capuano, sono entrati nel Salone dei Busti, dove si svolge la cerimonia, con un bavaglio sulla bocca. “E’ assolutamente inaccettabile l’attacco sferrato al funzionamento della giustizia, in danno dei cittadini e dell’Avvocatura”, si legge in un documento diffuso in sala a nome del presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, Francesco Caia.
Sulla prescrizione è intervenuto anche Bruno Finocchiaro, presidente facente funzioni della Corte d’appello di Reggio Calabria : ”La prescrizione (sia breve che ordinaria) è sempre una sconfitta dello Stato”. ”Accorciare i tempi di definizione dei processi -ha aggiunto- non fa altro che aumentare le sconfitte mentre i cittadini, a gran voce, reclamano sempre più giustizia, maggiore sicurezza sociale e l’applicazione del principio della certezza della pena”. Quindi ha ammonito Finocchiaro: ”E’ indispensabile che si cambi repentinamente mentalità, si chiuda l’era delle ‘vendette incrociate’ tra magistratura e politica e si addivenga, in tempi brevi a un serio confronto costruttivo tra gli operatori della giustizia, i magistrati e i soggetti istituzionalmente competenti”.
Il ministro della Giustizia ha scelto Catania per presenziare all’inaugurazione dell’anno giudiziario. ”In Sicilia – ha affermato Paola Severino – la criminalità organizzata rende diverso e più oneroso il lavoro quotidiano, impone di tenere alta l’attenzione per evitare coinvolgimenti in circuiti di malaffare o peggio infiltrazioni dentro le istituzioni”. ”Qui – ha osservato il Guardasigilli – si vive in prima linea e i risultati lusinghieri sono stati pagati a caro prezzo dai servitori dello stato. A chi mi chiede chi me lo fa fare rispondo come Falcone: lo spirito di servizio”. “Oggi il Paese ha proprio bisogno di recuperare in tutti i settori lo stesso spirito di servizio, questa spinta nobile di chi svolge una qualsiasi pubblica funzione senza altri obiettivi che quello di adempiere al proprio dovere. Una spinta – ha sottolineato Severino – che in una realtà così difficile, condividete con i nostri dirigenti e personale amministrativo che con voi affronta ogni giorno rischi e fatiche”. Alcune critiche tuttavia sono state avanzate all’azione del governo proprio dal presidente della Corte d’appello di Catania Alfio Scuto: “Spiace dovere osservare che l’ottica prevalente del legislatore più che di razionalizzare e quindi rendere più efficiente il risalente reticolo giudiziario sia quella di pervenire a risparmi di spesa attraverso un’imprescindibile operazione di riduzione degli uffici”.
Una denuncia arriva dal Presidente della Corte d’Appello di Palermo Vincenzo Oliveri: “Siamo stati oggetto di ingiurie di persone di rango politico, come se il pericolo da cui difendersi non sia la corruzione o la crisi economica ma la giustizia e i giudici”. “Rifiutiamo le provocazioni ma non possiamo nascondere il fallimento della riforma della giustizia – ha aggiunto – Siamo qui per riaffermare il nostro impegno di osservare e fare osservare la legge”. A Palermo è stata inscenata anche una protesta degli avvocati contro le liberalizzazioni. “Il diritto prima del mercato”, si legge su decine di manifesti tenuti in bella evidenza dai legali nell’aula magna. Altri striscioni sono stati sistemati in diversi punti della città.
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