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Rai ultimo atto: Maccari resta al Tg1 e Casarin va al Tgr. La Rai si spacca: Rizzo Nervo lascia il cda

Il Cda Rai ha nominato con 5 voti favorevoli su 9 Alberto Maccari direttore del Tg1 e Alessandro Casarin direttore della Tgr. Hanno votato a favore Guglielmo Rositani, Angelo Maria Petroni, Antonio Verro, Giovanna Bianchi Clerici e Alessio Gorla. Hanno, invece, votato contro, il presidente Paolo Garimberti e i consiglieri Nino Rizzo Nervo, Giorgio Van Straten e Rodolfo De Laurentiis.
Il contratto di Maccari scadrà il 31 dicembre prossimo con la possibilità di recesso. Casarin, prima della nomina di questa sera, era vicedirettore della Tgr.
In seguito alle nomine, il consigliere d’amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo, ha inviato una lettera formale di dimissioni al presidente di Viale Mazzini, Paolo Garimberti. ”Caro Presidente, le decisioni assunte oggi dal Consiglio di amministrazione su proposta del Direttore generale in merito alle direzioni del TG1 e della TGR mi inducono a rassegnare le dimissioni”, scrive. ”Giudico quanto è avvenuto – continua Rizzo Nervo – l’ultimo scriteriato atto di una gestione aziendale condizionata da logiche di parte che sta spingendo l’azienda verso un rapido declino”.
Per il presidente della Rai, Paolo Garimberti, “ciò che è accaduto oggi è la conferma che questa governance condanna la Rai all’ingovernabilità e che è urgente affrontare il problema delle norme che regolano la vita e l’attività dell’Azienda. E’ l’appello che rivolgo nuovamente con impellenza alle istituzioni competenti e in primo luogo all’Azionista anche alla luce della grave situazione che si è creata con le dimissioni di un Consigliere”, dichiara in una nota.
“Mi spiace che Nino Rizzo Nervo abbia deciso di rassegnare le dimissioni – aggiunge -. Pur comprendendone le ragioni, penso che sia opportuno però oggi continuare dall’interno una battaglia per migliorare la governance della Rai e per consegnare l’Azienda in condizioni più adeguate a chi verràdopo di noi”.
“Il voto di stasera – rileva Garimberti – indica che a forza di star chiusi nel Palazzo della Rai si perde la sintonia con il Paese. Si poteva ragionare su un mandato dei direttori legato a quello della durata del Cda ma la pervicacia con cui si sono portate avanti le nomine al Tg1 e alla Tgr dimostra che non si tratta di nomine di emergenza ma di nomine che hanno spaccato il Consiglio e che per questo non possono che incontrare la mia disapprovazione, soprattutto perché il direttore generale aveva preso altri impegni al momento del primo interim consegnato ad Alberto Maccari”.
Il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, replica alle critiche: “Nella seduta odierna – sottolinea – è stato approvato l’intendimento di nomina di due professionalità interne alla Rai la cui competenza è fuori discussione”. ”Rivendico l’autonomia delle scelte e spiace – osserva – che possano essere state interpretate con logiche che non mi appartengono, come dimostrano ampiamente tutte le scelte assunte in questi nove mesi da direttore generale della Rai”.
Il consigliere Rai Antonio Verro assicura: “Non c’è stato nessun patto. Sono state valorizzate le risorse interne”. “Maccari e Casarin sono dei professionisti stimati che hanno trascorso una vita in Rai e hanno fatto gran parte della loro carriera in quelle stesse testate per cui oggi sono stati indicati come direttori”, conclude.
Per il segretario Usigrai Carlo Verna “il cda ha autocertificato la fine di una negativa esperienza. Il voto 5 a 4 è il capolinea di ogni tentativo di trovare soluzioni condivise nell’interesse dell’azienda e non dei partiti di riferimento dei consiglieri”.
Il Pd sta valutando di indire una mobilitazione nei prossimi giorni dopo le decisioni di oggi sulle nomine prese a maggioranza dal Cda della Rai. “Non resteremo con le mani in mano. Non staremo di certo fermi davanti a coloro che vogliono vedere distrutta un’azienda pubblica”, afferma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
All’attacco anche il presidente Idv, Antonio Di Pietro, che afferma: ”La misura è colma. Adesso anche il governo faccia la sua parte e restituisca dignità al servizio pubblico della Rai e ai tanti professionisti che vi lavorano, defenestrando i partiti dalla gestione dell’azienda”.
Il leader di Sel, Nichi Vendola, sottolinea: “E’ uno scandalo lungamente preparato ed annunciato”. “Il servizio pubblico dell’informazione – aggiunge – ancora una volta è umiliato dalla protervia di un potere politico volgare e dozzinalmente padronale”.