Toscana, a tavola con l’aristocrazia dei vini. Caccia al cibo doc
Quali siano i gioielli della Toscana, quelli che ne fanno da sempre una delle mete più ambite dal turismo ad alto target e di uno specialissimo mercato residenziale, è cosa ben nota: arte, storia, paesaggi, città e borghi unici e incantevoli. E, in qualche modo (e per qualche ambiente in particolare) il fascino aggiunto di avere come vicini di casa o di casale i discendenti di famiglie i cui cognomi compaiono da secoli in una fetta cospicua della letteratura europea e mondiale. Una sintesi tra tutte queste gemme? Semplice. Il vino. Che in Toscana lega ed esalta la bellezza dei luoghi e la nobiltà del territorio, e mixa in un cocktail straordinario persino le sue vecchie e nuove componenti, diciamo così, antropologiche. Fanno e firmano vini prestigiosi le famiglie di cui si parlava, quelle dai cognomi celebri e di profondità plurisecolare (Antinori, Frescobaldi Guicciardini Strozzi, Stucchi Prinetti, Mazzei… e si potrebbe continuare a lungo); ne producono, spesso, i new incomers italiani e stranieri, imprenditori alcuni, intellettuali altri, bon vivants in cerca di un buen retiro altri ancora. Con, tra loro, parecchie celebrità. Uno per tutti? Mr. Sting, la rock star ex leader dei Police che oggi produce vino, olio e verdure (tutto biologico) in una splendida proprietà, Il Palagio (ilpalagio@tiscalinet.it), nei pressi di Figline Valdarno.
Ecco perché la festa del vino toscano non è una festa qualsiasi, ed è una festa idealmente di tutte le componenti propulsive della Regione. La festa dura una settimana, ed è una sequenza (in qualche caso anche concomitante e un po’ tortuosa) di Anteprime, dove ognuno dei magici terroir da vino toscani presenta a centinaia di critici, buyer, operatori, mega appassionati ormai “schedati”, la nuova annata del prodotto in procinto di debuttare sul mercato.
Apre i giochi quest’anno domenica 19 febbraio a San Gimignano la più reputata denominazione toscana in bianco, la locale Vernaccia (che ogni anno ospita per l’occasione anche i bianchi di una grande denominazione del mondo); quasi in parallelo si presenta anche l’elitaria sottozona del Carmignano; ma il flusso grande del percorso riprende lunedì 21 a Firenze con l’Anteprima generale del Chianti, due giorni di wine tasting nella collaudata struttura della Stazione Leopolda, per poi trasferirsi tutti a Montepulciano, dove dal 23 è di scena il Nobile e la relativa Riserva. Gran finale, il 24 e il 25, a Montalcino, per il defilé del mondo Brunello, una delle etichette italiane più prestigiose in assoluto e una delle più gettonate anche da appassionati e compratori stranieri.
Tra tanto degustare, occorrerà ovviamente anche mangiare. Dove? Come? Sarebbe facile dare la risposta più scontata, mettendo in fila senza rischi nomi che tutti già sanno: esempio, lo stellato fiorentino Pinchiorri (www.enotecapinchiorri.com), celebre per la cantina (una delle più fornite al mondo, forse la più fornita e profonda per quanto riguarda il coté Toscana-Italia) oltre che per la cucina di Italo Bassi e Riccard Mondo sotto la regia della patronne Annie Feolde; ma anche il deuteragonista del food made in Florence, il ieratico e un po’ magico (quanto a look, lunghi capelli, folte sopracciglia, baffi e barba bianchissime, sarebbe uno splendido candidato alla parte di Gandalf in un remake del Signore degli Anelli) Fabio Picchi, sire incontrastato del complesso multitasking nato attorno al Cibreo e includente, oltre al ristorante principale, un secondo locale definito Osteria, un Teatro dove si mangia e si assiste a spettacoli, conferenze etc., un Caffè e perfino un mensile 2.0, l’Ambasciata Teatrale (www.edizioniteatrodelsalecibreofirenze.it).
Più stimolante andare, luogo del vino per luogo del vino (e limitrofi) a caccia di cose e sapori meno visti e togati. Esempio: a San Gimignano va benissimo il Pino (www.ristoranteilpino.it), cucina semplice ma curata, e manco a dirlo buoni vini. Ma volendo piazzarsi strategicamente tra Vernaccia e Chianti, a Castellina, proprio in annesso a un’azienda produttrice, Cecchi (visitabile) si è trasferito da non molti mesi il quotato La Leggenda dei Frati (www.laleggendadeifrati.it) che intreccia con gusto creatività, territorio e ricca cantina. In città invece, a Firenze, sostanza e anima dall’ “osterioso” Burde (www.burde.it), il piacere ibrido dell’enoteca con cucina da Fuoriporta (www.fuoriporta.it) e, volendo, con un pizzico di ardimento ben ripagato, l’approccio al food street urbano, che è la trippa nella versione indigena. Il panino con lampredotto o spannocchia (i due pezzi di diversa consistenza usati qui) nel pane intinto in brodo e speziato è un’avventura memorabile, se fatta dal trippaio giusto. Per rinfrescarsi le papille, infine, Carapina (info@carapina.it) è il gelato che va bene: prima di passare a Montepulciano, dove vi attende il solido, affidabile Le logge del Vignola (www.leloggedelvignola.com) e poi a Montalcino, per chiudere in tranquillità e con gusto al Boccon Divino, dove al cibo piacevole e ai grandi vini locali potrete aggiungere la spezia di una vista straordinaria sul piano su cui affaccia uno dei colli più preziosi (chiedete il prezzo per ettaro del terreno…) al mondo.
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