Lavoro, Bersani spinge sulla trattativa: Se non c’è accordo è a rischio il paese
Rompere al tavolo delle trattative sulla riforma del mercato del lavoro, lasciando liberi tutti per prendere una decisione che non assicura la coesione sociale ‘‘può essere un problema per l’Italia, non per il Pd, il governo o la Cgil”. E’ l’ennesimo altolà di Pierluigi Bersani in tema di riforma del mercato del lavoro. ”La Fornero ha detto delle cose anche sensate, il Pd è pronto ad appoggiare una buona riforma e il Parlamento si prenda le sue responsabilità. Confermo – ha detto Bersani – Sento però dire che la riforma si può fare anche senza accordo. Attenzione, perché un accordo davanti ad un Paese che è in recessione e ha bisogno di corresponsabilità, di un elemento coesivo, è importante”. Secondo Bersani, ”rompere a quel tavolo vuol dire liberi tutti. Questo è il problema che io pongo. Io voglio essere sicuro che tutti ci provino. Tutto qua”.
A propoposito delle polemiche sulla partecipazioni di alcini dirigenti del Pd alla prossima manifestazione della Fiom Bersani è chiaro: “Abbiamo una regola generale: il Pd non sostiene iniziative non sue, è presente se c’è una piattaforma compatibile. Ovviamente non partecipiamo a manifestazioni contro il governo Monti”. Per questa manifestazione “guardaremo la piattaforma, la segreteria discuterà. Non si tratta di sostenere o no la manifestazione della Fiom ma di essere presenti, l’abbiamo fatto tante altre volte, dalle donne agli ordini professionali”, ha aggiunto Bersani.
Quindi, assicura il leader del Pd che nel pomeriggio vedrà il presidente del Consiglio Monti, ”vogliamo aiutare il governo, il patto di lealtà che abbiamo preso non verrà meno. Il governo deve durare fino a fine legislatura”.
Quanto al futuro politico del premier ”il dubbio Monti sì-no è assurdo, immotivato e infondato”, ma ”la prospettiva è affidata alle scelte delle persone” e ”oltre l’esperienza di emergenza c’è il futuro del Paese e la politica che deve prendersi le responsabilità”. Bersani ha chiarito che il ‘toto Monti’ oggi nemmeno si pone: ”Monti sì, punto, Monti viene dopo Berlusconi”, ha detto Bersani aggiugendo: ”Noi lavoriamo ad una prospettiva di alternativa non a Monti ma ad una destra liberista e populista”. Il leader dei democratici ha sottolineato che questo resta però un governo ”di emergenza” e ”oltre l’emergenza c’è il futuro del Paese e la politica che deve prendersi responsabilità, rispetto a questo i ministri devono fare le loro scelte”. Bersani ha proseguito: ”Io ho stima di Monti ma anche di una democrazia che respira a due polmoni in tutto il mondo, di una politica che non torni ai vecchi riti, perché se torna la politica non torna il Cencelli”.
Appoggio garantito dal Pd al dl liberalizzazioni ma ”si può fare qualche ulteriore passo, la discussione non è finita”. ”Un giudizio dato oggi non è equilibrato, ci sono stati alcuni passi in avanti, c’è stato qualche arretramento e qualche avanzamento. Noi abbiamo sempre auspicato qualche sforzo in più su temi come energia, benzina, farmaci”, ha spiegato Bersani.
“Il Paese si è allontanato dal baratro finanziario” ma “il tema economico sociale è molto, molto acuto”. Bersani invita perciò alla prudenza nel parlare della crisi economica e delle sue conseguenze sulla vita concreta della gente e sollecita il governo: “Serve inviare un messaggio di comprensione e amicizia verso chi nel Paese vive le difficoltà”. E per essere più esplicito Bersani fa un esempio concreto: “Nei centri commerciali vendono le croste del Parmigiano reggiano, ben impacchettate, per adeguarsi alle tasche dei pensionati”.
Quanto al Partito democratico “non ci sono spaccature”, assicura il segretario. “Il nostro è un partito che non ha padroni. Discute e poi decide”.
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