• Home »
  • Evidenza »
  • Pompei, situazione drammatica: per ogni crollo scoperto altri novanta sconosciuti

Pompei, situazione drammatica: per ogni crollo scoperto altri novanta sconosciuti

“Non c’è un minuto da perdere, la situazione è drammatica”. L’architetto Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio patrimonio culturale, lancia l’allarme: il sito archeologico di Pompei è a rischio, e “per un crollo reso noto ce ne sono altri nove di cui non si viene a sapere, uno per ogni ‘Regio’ della città”, spiega all’Adnkronos.
L’ultimo campanello d’allarme è suonato il 22 febbraio, quando si è verificato il distacco di un pezzo di intonaco grezzo di circa un metro dal paramento esterno della parete orientale della cella del Tempio di Giove. Il pezzo di intonaco, ha spiegato la Soprintendenza, era stato restaurato in epoca borbonica e ricollocato sul sito. La sua caduta, è stato assicurato, non ha in alcun modo coinvolto la struttura del tempio.
“Ma – aggiunge Irlando – è un fatto molto grave perché è un indicatore. Se è accaduto all’intonaco di un edificio che si trova nel punto più visitato di Pompei, cioè il Foro, è un allarme che deve richiamare l’attenzione su quanto sta avvenendo nelle altre nove regioni, quelle dove non va nessuno”.
Con l’Osservatorio patrimonio culturale, Irlando segue in prima persona le condizioni nelle quali versano i principali siti archeologici della provincia di Napoli: nei Campi Flegrei, a Poggiomarino, a Oplonti e naturalmente a Pompei. Qui, spiega, “vediamo cose sconcertanti. In alcuni punti la situazione è fuori controllo, ci sono pezzi di intonaco schiantati e colonne palesemente in bilico e fuori asse. Basta farsi un giro negli scavi per capire che non c’è gestione o controllo”.
Irlando cita alcuni casi: “La Casa del Menandro, poco lontana dai teatri, è stata chiusa per anni e sono stati fatti restauri importanti. Oggi è aperta, ma alcune pitture sono molto compromesse dall’umidità e i mosaici non godono di buona salute, e parliamo di un intervento di restauro concluso non più di 8 anni fa”.
Poi “la Casa del Fauno, aperta al pubblico, con gli intonaci che possono crollare sulla testa dei visitatori”. Per Irlando, “l’80% degli scavi di Pompei è a rischio crollo”.
Tutto questo a circa un anno e mezzo dal crollo dell’Armeria del Gladiatore, avvenimento che mise in moto le istituzioni alla ricerca di una soluzione per la più grande area archeologica d’Europa, e a pochi mesi dall’annuncio di fondi per 105 milioni di euro da parte del commissario europeo Johannes Hahn.
“In attesa che arrivino però – sottolinea il presidente dell’Osservatorio patrimonio culturale – nulla sta avvenendo. Non è stato ancora reso noto nel dettaglio il programma che detterà gli interventi, e come questi saranno svolti. C’è una sorta di improvvisazione – sostiene Irlandi – e questa è una cosa che allontana i privati che decidono di contribuire. Per il loro intervento è necessario un piano di dettaglio, altrimenti diventa una bella cosa di cui ci si riempie la bocca”.
Da parte sua il Mibac assicura che la ‘cura’ per Pompei sta procedendo “in linea con i tempi e i modi” fissati con l’Unione europea. Parola del segretario generale del ministero dei Beni Culturali Antonia Pasqua Recchia che, conversando con l’Adnkronos, tiene a precisare come non vi sia alcuna “inerzia” da parte del dicastero. “Abbiamo davvero messo in moto tutto quello che potevamo. I soldi europei – scandisce – già sono in Italia, al ministero dell’Economia, e verranno usati via via per i pagamenti. Le procedure hanno comunque tempi incomprimibili – fa notare – In ogni caso, quando arriverà il commissario Ue Johannes Hahn, i bandi saranno già partiti”.
Per il ‘Grande Progetto Pompei’ di 105 milioni di euro (definito ‘grande’ a livello comunitario perché supera i 50 milioni di euro) le tappe sono, infatti, già cadenzate. Recchia elenca le date dei bandi e spiega che “faremo solo bandi e non affidamenti diretti, che sarebbero più veloci, per dare la massima trasparenza e legalità a tutte le azioni su Pompei. I bandi impegneranno un po’ più di tempo, ma dobbiamo lavorare – sottolinea Recchia – evitando il minimo dubbio che ci possano essere infiltrazioni di qualsiasi tipo”.
E il fatto che “tutti i 105 milioni di euro” vengano spesi per il restauro di Pompei, è “una certezza. Nemmeno un euro – dice il segretario generale – sarà destinato ad altre cose”. Quanto alle emergenze che potrebbero esserci nel frattempo sarà la Soprintendenza a fronteggiarle “con risorse ordinarie”.