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L’Unicef avverte: più di un miliardo di bambini vive in baraccopoli

Oggi la metà della popolazione mondiale vive in aree urbane, e circa un terzo di essa abita in baraccopoli e slum, dove si concentrano povertà, emarginazione e discriminazione. Disagio sociale e privazioni che riguardano anche i più piccoli: sono oltre un miliardo infatti i bambini e ragazzi che vivono negli ambienti urbani di tutto il mondo. Non solo: entro il 2020 quasi 1,4 miliardi di persone vivranno in insediamenti non ufficiali e negli slum. E’ l’allarme ‘urbanizzazione’ lanciato dall’Unicef nel rapporto ‘La condizione dell’infanzia nel mondo 2012: Figli delle città“, presentato in contemporanea in tutto il mondo e in Italia a Roma, alla presenza del presidente del Senato, Renato Schifani, del presidente dell’Unicef Italia Giacomo Guerrera e del Goodwill Ambassador Alberto Angela.
“Quando pensiamo alla povertà, le immagini che tradizionalmente ci vengono in mente sono quelle dei bambini nei villaggi rurali” ha detto il direttore generale dell’Unicef Anthony Lake (nella presentazione da Città del Messico). “Oggi, sempre più bambini vivono negli slum e nelle baraccopoli e sono tra i più svantaggiati e vulnerabili al mondo, privati della maggior parte dei servizi di base e del diritto di crescere bene. Escludendo questi bambini che vivono negli slum non solo li priviamo della possibilità di sviluppare il proprio potenziale, ma priviamo anche le loro società di benefici economici che derivano da una popolazione urbana in buona salute e ben istruita”.
Le città offrono a molti bambini scuole, ospedali e parchi gioco. Le stesse città, in tutto il mondo – sottolinea il Rapporto Unicef – presentano anche una serie di disparità in termini di salute, istruzione e opportunità per i bambini. In molte regioni, le infrastrutture e i servizi non tengono il passo della crescita urbana, così i bisogni di base dei bambini non vengono soddisfatti. Le famiglie che vivono in povertà spesso pagano molto di più per dei servizi scadenti. Per esempio l’acqua nei quartieri più poveri, dove i residenti devono acquistarla da venditori privati, può costare 50 volte di più che nei quartieri ricchi, dove le case ricevono l’acqua direttamente tramite le condutture”.
“Il rapporto evidenzia le condizioni di disagio che i bambini che vivono nei contesti urbani subiscono – spiega il presidente dell’Unicef Italia, Giacomo Guerrera – e come le avversità patite da questi vengono spesso nascoste dalle medie statistiche su cui si basano le decisioni relative allo stanziamento di risorse. Poiché le medie – sottolinea – raggruppano tutti senza distinzioni, la povertà di alcuni è oscurata dalla ricchezza di altri. Una conseguenza di questo è che i bambini già svantaggiati restano esclusi dai servizi essenziali”.
Per l’Unicef “è essenziale concentrarsi sull’equità, raggiungendo i bambini più poveri dovunque essi vivano”. Da qui l’appello dell’organizzazione che “chiede con forza ai governi di mettere i bambini al centro dei piani urbanistici e di ampliare e aumentare i servizi per tutti, cominciando con l’avere a disposizione dati più accurati e più specifici per identificare e colmare le disparità tra i bambini nelle aree urbane”.
“L’insicurezza – ricorda ancora Guerrera – è la condizione che caratterizza gli abitanti degli ‘slum’, esposti al rischio costante di maltrattamenti e sfratti. Sono i bambini e gli adolescenti le vittime più vulnerabili di questa condizione di povertà e iniquità che favorisce la continua violazione dei diritti dell’infanzia”. E ancora, denuncia Guerrera: “Oltre un terzo delle nascite nelle aree urbane non viene registrato e questo crea i cosiddetti ‘bambini invisibili’, esclusi dal riconoscimento dei loro diritti, dalla fruizione dei servizi – come quelli relativi alla salute e all’istruzione – e dalla protezione sociale”.
Situazioni, queste che aggravano ovviamente il rischio di malattie e morti. “Ogni giorno nel mondo muoiono 22mila bambini per cause prevenibili – ha ricordato Alberto Angela – e un bambino povero ha un rischio doppio di morire o di avere problemi di crescita rispetto a uno ricco”. Da qui l’obiettivo di “azzerare questi decessi”. Una delle parole chiave in questa battaglia, secondo Angela, “è proprio l’informazione, quella che gli operatori dell’Unicef veicolano ogni giorno, sia raccogliendo informazioni sul campo che fornendo e sensibilizzando le popolazioni in difficoltà. E’ come una staffetta, nella quale ognuno deve fare la sua parte, e a noi Ambasciatori Unicef spetta raccogliere il testimone per fare gli ultimi 100 metri e riportare le informazioni e le esperienze nei nostri paesi”.
Nell’ambito delle buone pratiche, il Rapporto dà grande spazio all’iniziativa internazionale ‘Città amiche dei bambini’, lanciata dall’Unicef e da Un-Habitat, che rappresenta la prima partnership tra tutte le parti interessate e mette i bambini al centro dell’agenda urbana. ”Oggi, ci sono più di 300 sindaci italiani nominati ‘Difensori dell’Infanzia’ dai Comitati Provinciali per l’Unicef, con l’impegno di realizzare i ’9 passi per costruire una città amica dei bambini’ ha ricordato infine Guerrera.