Un accordo a pié di pagina tra il Kosovo e la Serbia: verso l’integrazione in Europa
L’accordo raggiunto lo scorso 24 febbraio tra la Serbia e la sua ex-provincia il Kosovo, rappresenta una pietra miliare che pavimenta la strada della Serbia verso lo status di paese candidato ad integrarsi nell’Unione Europea, una decisione attesa per il 26 febbraio.
Fino a questo momento la Serbia aveva respinto la presenza dei rappresentanti del governo del Kosovo, che ha dichiarato l’indipendenza il 17 febbraio del 2008, durante gli incontri internazionali. Per la prima volta i funzionari serbi accetteranno di sedere attorno al tavolo anche con la presenza della rappresentanza del Kosovo. Il lungo processo di mediazione iniziato dai rappresentanti degli stati membri del Consiglio d’Europa piú di una decade fa inizia a dare frutti: l’accordo di venerdí scorso include infatti dei chiarimenti su parametri tecnici relative al controllo della frontiera. Questo aspetto in particolare offrirá una soluzione pragmatica per stabilizzare la regione e quindi anche l’Unione Europea, come ha sottolineato l’alto rappresentante della politica estera europea Catherine Ashton. Gli accordi tecnici sui controlli di frontiera specialmente porterebbero a una drastica riduzione della tensione e dei violenti incidenti iniziati nel luglio scorso legati alla protesta dei kosovari Serbi che vivono nel nord del piccolo paese, che rifiutano categoricamente di sottostare al governo di Pristina, la capitale del Kosovo. La candidatura della Serbia era infatti stata bocciata recentemente in un meeting tenutosi a dicembre dopo che una unitá del contigente tedesco era stata attaccata da un gruppo di kosovari serbi nel nord del Kosovo, per questo motivo l’accettazione del Kosovo come entitá autonoma rappresenta un punto imprescindibile per l’accessione allo status di candidato. L’accordo raggiunto venerdí scorso appare piuttosto cavilloso in termini diplomatici, perché la Serbia accetterá i rappresentati kosovari invitati nei forum internazionali a patto che la parola Repubblica non compaia vicino al nome del Kosovo. In compenso una nota a pié di pagina conterrá la soluzione menzionando la famigerata Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che aveva dato base legale all’amministrazione ad interim delle Nazioni Unite dal 1999 al 2008, e la decisione della Corte Internazionale di Giustiza sulla legittimitá della dichiarazione di indipendenza del Kosovo del 2008. Questa noticina pare aver messo Serbia e Kosovo sullo stesso piano dopo lungo tempo. Confrontando le maggiori testate giornalistiche nei due paesi e le dichiarazioni degli editorialisti piú importanti emerge la convinzione che sia il momento di prendere una posizione pragmatica, anche se la popolazione si sente irritata e contrariata (da un lato, i kosovari perche’ non vedono riconosciuta la Repubblica del Kosovo e dall’altro i serbi, che sentono di perdere una delle regioni storicamente piú simboliche e legate al patrimonio artistico della chiesa ortodossa). E adesso inizia una nuova partita, la Serbia terrá le elezioni parlamentari in maggio e la candidatura ad entrare nell’Unione Europea viene vista come un nodo chiave per la rielezione della coalizione di centro sinistra, anche se non è chiaro se gli elettori saranno d’accordo. Per il Kosovo il percorso di integrazione nell’UE durerá ancora a lungo ma la Commissione Europea sta studiando la fattibilitá di una Accordo di associazione e stabilizzazione, che costituisce una relazione formale con l’UE e un primo passo legale verso la membership. I negoziati mediati dalla diplomazia europea rimarranno sospesi fino al dopo elezioni in Serbia, ha affermato senza smentite Edita Tahiri, la negoziatrice del Kosovo, che in risposta alle critiche sulla noticina che cancella la parola Repubblica ha risposto con schietta pragmaticitá “guardiamo alla sostanza piuttosto che alle formalitá: il Kosovo è riconosciuto da 88 paesi compresi Stati Uniti e, fatta esclusione di cinque, gli stati membri dell’Unione Europea”.
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