Tangenti, indagato per corruzione il leghista Boni. 300mila euro negli uffici del Pirellone
Il presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Davide Boni, è indagato per corruzione dalla procura di Milano. I fatti che lo riguardano nascono dall’inchiesta su tangenti a Cassano, comune del milanese. I fatti fanno riferimento a periodi in cui il leghista rivestiva l’incarico di assessore all’Urbanistica e Territorio della Regione Lombardia.
Oltre a Boni, risulta indagato anche il suo portavoce, Dario Ghezzi. I due, secondo gli inquirenti “utilizzavano proprio gli uffici pubblici della Regione come luogo di incontro per concludere accordi nonché per la consegna dei soldi”. Secondo quanto trapela c’è il sospetto che parte dei soldi contestati come mazzette siano finiti alla Lega Nord. In particolare gli inquirenti parlano di un “sistema partito” della Lega e di circa un milione di euro, tra somme effettivamente date e quelle promesse, che sarebbe finito nelle tasche del Carroccio.
Le tangenti sarebbero state tutte pagate in contanti e dei soldi quindi, “non è rimasta traccia”. E’ quanto emerge negli ambienti giudiziari dove però si ritiene “pienamente provato” il coinvolgimento di Boni e Ghezzi perché il giro di mazzette date e promesse, per oltre un milione di euro, sarebbe certificato da cinque verbali d’interrogatori resi da indagati e dalle intercettazioni.
Gli imprenditori Francesco Monastero, attivo nel settore della costruzione dei centri commerciali, e Luigi Zunino, sempre secondo l’accusa, avrebbero versato o promesso tangenti per ottenere agevolazioni nella realizzazione di opere. Gli accordi tra gli imprenditori e gli esponenti della Lega si sarebbero protratti fino a tempi recentissimi. A intermediare, in una prima fase, sarebbe stato l’architetto Michele Ugliola. Quando quest’ultimo è stato indagato, quindi ‘bruciato’, i passaggi di denaro sarrebro avvenuti direttamente, sostiene l’accusa, nella segreteria di Dario Ghezzi. Nell’ambito di questa indagine una tranche, relativa a episodi che coinvolgono il comune di Sesto San Giovanni, e’ stata trasmessa a Monza.
I militari della guardia di finanza di Milano, su mandato del procuratore aggiunto, hanno questa mattina eseguito una perquisizione negli uffici del Pirellone.
La notizia della nuova indagine ha scatenato una bufera politica. “Boni indagato? Sono sicuro che saprà dimostrare la totale infondatezza delle accuse, in Lega non siamo abituati a fare o pensare certe cose”, scrive in un tweet l’europarlamentare del Carroccio e consigliere comunale di Milano, Matteo Salvini.
“L’ennesimo caso di tangenti non è certo un fulmine a ciel sereno. Questa volta è toccato al leghista Boni e al suo entourage. E’ una vicenda gravissima su cui occorre fare luce e che dimostra come da Mani pulite a oggi non sia cambiato nulla. Sembra un film già visto su cui la politica in questi anni ha voluto stendere un velo”, scrive invece sul suo blog il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.
“E’ ormai palese che la maggioranza in Regione Lombardia non è più attendibile. Bisogna che il presidente Formigoni se ne renda conto al più presto e dichiari conclusa questa brutta pagina di governo restituendo ai lombardi il diritto di votare”, afferma il segretario metropolitano del Partito Democratico, Roberto Cornelli. “Al di là dei fatti giudiziari, rispetto ai quali attendiamo l’esito delle indagini della magistratura, esistono responsabilità politiche di Formigoni che non possono essere più nascoste”.
Sulla stessa linea l’Udc: ”Non è certo un attestato di colpevolezza, ma auspichiamo le sue pronte dimissioni per salvaguardare l’autonomia, le funzioni statutarie e l’immagine dell’Ufficio di Presidenza”, dice Gianmarco Quadrini, capogruppo dell’Udc in Regione Lombardia.
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