Lavoro, Fornero e sindacati a un passo dall’accordo. Bonanni: l’art.18 si può ritoccare
“Mi risulta molto difficile capire che i sindacati non si dichiarino d’accordo su una riforma del lavoro che prevede inclusione e universalità di ammortizzatori sociali. Avrei voluto sentire una piccola parola di apprezzamento ma non ne ho sentita neanche mezza”. All’indomani dell’incontro con le parti sociali, il ministro del Lavoro Elsa Fornero sfida i sindacati, che non avevano nascosto la loro delusione sui nuovi ammortizzatori sociali annunciati dal Governo.
Il terreno è quello della copertura finanziaria, su cui ieri il Governo non ha fornito cifre. ”E’ chiaro che se c’è un accordo più avanzato mi impegno a trovare risorse piu’ adeguate e fare in modo che questo meccanismo degli ammortizzatori sociali e questo mercato del lavoro funzionino abbastanza bene”. Ma è altrettanto chiaro, puntualizza il ministro, che ”se uno comincia con il dire no perché dovremmo mettere lì una paccata di miliardi?”.
“Non si fa così”, aggiunge rivendicando al suo ministero, e al suo governo, la decisione di finanziare comunque la riforma degli ammortizzatori senza tagliare la spesa sociale. “Mi sono impegnata a che le risorse non vengano tolte dall’assistenza. Mi sembra che sia un buon impegno”.
Obiettivo di questa riforma del lavoro, spiega Fornero, ”smantellare le protezioni che si sono costituite, che si sono stratificate profondamente, motivate apparentemente da buonissimi principi ma con implicazioni di conservatorismo molto forti, fino alla difesa di privilegi”.
“Il mercato del lavoro deve essere dinamico dove per dinamismo si intende una relativa facilità in entrata e una relativa maggiore facilita’ in uscita ma non verso la pensione che con la riforma non e’ piu’ possibile”, spiega a margine di un convegno al ministero degli Esteri. Un mercato del lavoro, dunque, dinamico: “cioè che non mette barriere perche’ un mercato molto protetto crea segmentazione e bisogna cambiarlo mentre i mercati dinamici funzionano meglio”, aggiunge ribadendo però come i lavoratori che usciranno dal mercato del lavoro non saranno lasciati soli.
”Ci sarà un buon sistema di ammortizzatori sociali. E di questo stiamo parlando; di una nuova assicurazione sociale per il reimpiego che considera le persone non come disoccupati ma come soggetti che al momento non hanno un lavoro e cerca di aiutarli a rafforzare il proprio capitale umano erogando, nel frattempo, un’indennità che dovrebbe consentirgli di trovare un’altra occupazione”.
L’altolà del ministro arriva dopo le critiche dei sindacati con il numero uno della Cgil Susanna Camusso che parla di ”passo indietro”. “Il problema non sono le date (i nuovi ammortizzatori entreranno a regime nel 2015 ndr), è il merito delle proposte”. Secondo la Camusso quella messa sul tavolo lunedì dal Governo “non ha le caratteristiche di un ammortizzatore universale perché non si includono persone che oggi non hanno accesso all’indennità di disoccupazione, rappresenta invece una riduzione delle tutele rispetto a quelle attuali e quindi da questo punto di vista abbiamo assistito a un passo indietro rispetto alle stesse dichiarazioni che aveva fatto il governo per l’applicazione dei sussidi”.
Duro anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Se il governo non fa un passo indietro nella trattativa sulla mobilità, “si prende la responsabilità di una rottura sociale nel Paese, che noi non vogliamo”. Insomma ”non ci siamo proprio. Una mobilità ridotta per tempo, della metà, e così anche nella parte economica, significa mettere in ginocchio la gente, quella gente – ha sottolineato – che deve andare più tardi in pensione, che è cacciata fuori dalle aziende per delocalizzazioni, per chiusure fallimenti e tutto quello che conosciamo nelle varie parti d’Italia”.
In serata arriva anche il secco ed eloquente commento del segretario del Pd, Pierluigi Bersani. “Non ero al tavolo ma nessuno mi ha detto di aver visto una paccata di miliardi. Forse si sono dimenticati…”.
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