Art.18, tempo scaduto. Monti, basta veti si va avanti senza Cgil. Camusso: subito sciopero
Il Governo va avanti, anche senza il consenso della Cgil. Dopo giorni di trattative serrate, la proposta che il premier Mario Monti e il ministro del lavoro Elsa Fornero mettono sul tavolo, nel vertice a Palazzo Chigi, prevede una consistente manutenzione dell’articolo 18: il reintegro resta solo per i licenziamenti discriminatori, diventa un’alternativa all’indennizzo, per i casi più gravi, per quelli disciplinari e sparisce per i licenziamenti economici. Il contratto a tempo indeterminato diventa ‘dominante’ e quello a tempo determinato ‘bandito’ dopo 36 mesi.
La riforma segna quindi una profonda discontinuità, andando a toccare proprio alcune delle pregiudiziali poste dal sindacato guidato da Susanna Camusso. A fare la sintesi, alla fine del confronto, è il premier Mario Monti in conferenza stampa: “Abbiamo accertato con scrupolo la posizione di ciascuna delle parti sociali che ci ha portato a concludere che tutte le parti acconsentono all’articolo 18 nella nuova formulazione ad eccezione della Cgil che ha manifestato una posizione negativa”. Ora, scandisce, la questione sull’articolo 18 “è chiusa”. Perché c’è “rispetto” per le parti sociali ma “a nessuno è concesso potere di veto”.
L’auspicio del premier è che la riforma possa contribuire a far ripartire la crescita. ”Confidiamo che una riforma così strutturale in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea e dell’Ocse possa contribuire a dare una prospettiva di sviluppo all’economia del Paese e a vantaggio dei giovani”, evidenzia Monti. Che si dice sicuro di un primo effetto cruciale: “Il mercato del lavoro non sarà più un ostacolo per gli investimenti”.
Sul piano dei contenuti, la sintesi spetta al ministro Elsa Fornero. Il contratto a tempo indeterminato è quello che ”domina sugli altri” ma non sarà più ”blindato”, evidenzia. E, sottolinea, ”non sarà più blindato, come lo era ora dall’articolo 18, nel bene e nel male”. Una soluzione che, assicura, “riflette equilibrio”. E, ancora: “Dispiace il no della Cgil”, ma la riforma “non è contro i lavoratori”.
La giornata del confronto ‘ufficiale’ si è aperta con oltre un’ora di ritardo rispetto all’orario stabilito, proprio per giocare tutte le carte a disposizione per tentare di accorciare le distanze con la Cgil. Ad aprire il confronto è il premier Monti, auspicando che la riunione possa essere ”conclusiva o quasi” e ricordando le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “Prevalga l’interesse generale”. Un riconoscimento alle parti sociali va per l’impegno speso nella trattativa: ”Sono molto grato per l’intensità con la quale avete tutti partecipato a un processo rivolto a dare un assetto più moderno all’economia e alla società italiana”.
Monti indica anche il percorso scelto per arrivare all’approvazione della riforma. Un percorso che, di fatto, consente di ‘sterilizzare’ eventuali no alla riforma: al termine del confronto ci sarà una verbalizzazione delle varie posizioni di accordo e disaccordo e non un classico documento contrattuale. Proprio per firmare il verbale si terrà giovedì, alle 16, l’incontro finale tra governo e parti sociali a palazzo Chigi con i testi. Il verbale, spiega Monti, sarà la base della proposta che sarà presentata al Parlamento. E proprio il Parlamento, ricorda il premier, ”resta l’interlocutore principale del Governo”.
A seguire, chiusa l’introduzione del presidente del Consiglio, è il ministro Fornero a prendere la parola, per illustrare quella che è la proposta del governo. La premessa è che ”il dialogo non finisce oggi ma continua per la scrittura delle norme”.
Il passaggio chiave nell’esposizione del ministro è quello che riguarda la revisione dell’articolo 18. Il reintegro resta obbligatorio nel caso di licenziamento discriminatorio e, anzi, la norma viene estesa anche alle pmi, alle imprese con meno di 15 dipendenti che oggi non rientrano nell’articolo 18. Il reintegro sarà accompagnato anche dal pagamento dei contributi non versati durante il periodo di sospensione dal lavoro. Per i licenziamenti disciplinari sarà invece previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro nei casi gravi o l’indennità con un massimo di 27 mensilità. Per i licenziamenti economici, spiega Fornero, sarà previsto solo il pagamento del risarcimento, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all’ultima retribuzione.
A fronte di questa impostazione che aumenta la flessibilità in uscita, l’impianto del governo prevede che il contratto a tempo indeterminato diventi ”quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoro e imprese”. Al contrario, è previsto il fermo contrasto alla reiterazione di tutti i contratti a tempo determinato per più di 36 mesi.
L’obiettivo del governo è quello di colpire quella ‘cattiva’ flessibilità che genera precarietà e che spesso sconfina nello sfruttamento del lavoratore. Da una parte, accogliendo in particolare una richiesta di Rete imprese Italia, assicura che i contratti stagionali e sostitutivi verranno esclusi dall’aliquota addizionale dell’1,4% prevista invece per i contratti a tempo determinato per finanziare l’Aspi. Dall’altra, annuncia che vincoli “stringenti ed efficaci” saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto.
Il percorso lavorativo, invece, ”inizia con un apprendistato vero”, che diventa un investimento per la formazione e non strumento di flessibilità. La proposta del governo sulle partite Iva prevede invece l’introduzione del lavoro subordinato dopo 6 mesi, se la prestazione di lavoro è presso un committente. In questa ottica, i contratti di compartecipazione possono riguardare solo i familiari di primo grado. Confermati, poi, i tempi di attuazione della riforma degli ammortizzatori. Il nuovo sistema, l’Aspi, entrerà a regime nel 2017.
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