Calcio e art.18, Ballardini il coach licenziato dal Cagliari senza giusta causa. E Ulivieri, boss del sindacato allenatori, marciò con la Fiom a Roma
Ma il nuovo articolo 18 può trovare applicazione anche nel mondo del calcio? L’interrogativo circolava già da qualche giorno nel dorato mondo del pallone. Si sussurravano ipotesi, si azzardavano “soluzioni”. A rompere gli indugi è stato il vulcanico patròn del Cagliari, Massimo Cellino, che vive tra Cagliari e Miami, ex azionista e amministratore della Sem Molini Sardi, società di famiglia che si occupa di commercializzazione di frumento e alimentari derivati, (nel 1996 venne arrestato insieme alla sorella Lucina per una truffa alla Ue, vicenda finita con un patteggiamento e la condanna ad 1 anno e 3 mesi di reclusione per falso in bilancio) un presidente che in venti anni di calcio ha cacciato 35 allenatori, annoverando anche vittime illustri come Trapattoni, Tabarez e Allegri.
La leggenda vuole che prima di prendere una decisione importante Cellino convochi i componenti del suo gruppo rock (i Maurilio’s), indossi l’amata maglietta dei Ramones, il suo gruppo preferito (furono i fondatori del movimento punk rock newyorkese) e si scateni con la sua chitarra ritmica. Lo aiuta a eliminare lo stress. E dopo i sei gol presi a Napoli di qualche domenica fa, ne aveva davvero accumulato tanto di stress. Ma anche questa volta lo stratagemma aveva funzionato: la sua banda suona il rock, e lui di colpo aveva chiaro che cosa doveva fare.
Ed è stato così che il Cagliari ha mandato una lettera di richiamo all’allenatore della prima squadra Ballardini e poi qualche giorno dopo ha proceduto a notificare il licenziamento in tronco per giusta causa all’Ufficio territoriale del lavoro di Cagliari. Sui motivi del licenziamento vige ancora un riserbo assoluto e resta anche il mistero sulla ”giusta causa”.
Allenatore licenziato, quindi, e non esonerato. Una differenza sostanziale e non da poco. Fosse stato esonerato, come avviene normalmente ad ogni un cambio di panchina Ballardini avrebbe continuato a percepire l’ingaggio pattuito: 800 mila euro per questa stagione, un milione per la prossima. Il Cagliari optando, invece, per il licenziamento ha sospeso, con effetto immediato, il pagamento degli emolumenti. Ballardini ora, naturalmente, potrà opporsi al provvedimento, impugnandolo davanti al tribunale del lavoro di Cagliari e mettersi nelle mani del giudice. Ma questo è un altro discorso. La verità è che il calcio ha voltato pagina… E non è roba da poco.
Una squadra di calcio, sino ad ora poteva chiedere la rescissione del contratto di un suo tesserato (calciatore o allenatore) ma ci doveva essere un motivo grave: ad esempio, com’è avvenuto, che un giocatore venisse arrestato per spaccio di droga. Ma per il futuro? Senza girarci intorno un club potrà licenziare un tecnico o un calciatore per motivi economici rifacendosi a quanto disciplina il nuovo articolo? E siccome le nostre società, salvo rare eccezioni, sono tutte in crisi profonda, ecco che anche nel mondo del calcio c’è chi guarda con apprensione al decreto legge sul lavoro approvato dal consiglio dei ministri.
Il sindacato calciatori e l’Assoallenatori stanno sul chi vive e seguono con apprensione lo sviluppo della riforma dell’articolo 18. Ma chi non poteva non far sentire già la sua voce è Renzo Ulivieri, il presidente del sindacato degli allenatori, il Landini del calcio. Ulivieri (che tra l’altro è stato allenatore del Cagliari, poi esonerato da Cellino) come è sua abitudine, e da buon toscano, non fa giri di parole. “Il caso Ballardini? Mi sembra un’autentica bischerata… La giusta causa non è prevista dalla legge 91, se non nei casi estremi: ad esempio, un allenatore sorpreso a rubare, spacciare droga o cose del genere. Il Cagliari di Cellino ci ha provato anche con Sonetti e Donadoni, ad uno contestando una spigola da quattro chili e all’altrodi aver creato turbativa assistendo ad una partita..”
E sullo spettro che l’articolo 18 possa essere applicato anche nel mondo del calcio Ulivieri, che, è meglio chiarirlo subito, ha partecipato a Roma alla manifestazione della Fiom, non ha dubbi e già sono pronte le barricate. “Non ci si arriva, per il semplice motivo che i contratti dei calciatori e degli allenatori sono a termine. Due o tre anni. E se questa obiezione non bastasse, allora scenderemo in campo noi…”
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