Stramaccioni, profilo di un allenatore “bambino”. Un avvocato-coach passato dalla Primavera alla serie A
(di Gianpaolo Santoro) Andrea Stramaccioni, è il nuovo allenatore dell’Inter, il sessantunesimo dal 1910, il terzo di questa stagione molto più nera che azzurra che ha visto anche gli esoneri di Gasperini e Ranieri (sedicesimo tecnico mandato a casa in serie A: un record). Trentasei anni appena compiuti, è il più giovane tecnico a cui sia mai stata affidata una panchina di serie A. Accanto a lui ci sarà Beppe Baresi, che potrebbe essere suo padre (18 anni di differenza).
Ma chi è “Strama”, quest’avvocato felice e vincente che ha fatto il triplo salto mortale e dalla Primavera dei bambini è passato direttamente alla prima squadra, ricca di senatori e campioni dei due mondi, alcuni dei quali anche più grandi di lui (Zanetti ha 39 anni, Castellazzi 37 e Orlandoni 40)?
Nel curriculum di Stramaccioni ci sono tre scudetti: uno nei dilettanti con i ragazzi della Romulea e gli altri due nelle giovanili della Roma, con i Giovanissimi e gli Allievi Nazionali. E naturalmente la Next Generation Series, la Champions League degli under 19, vinta l’altro giorno con una vera impresa in dieci contro undici con l’Ajiax, i lancieri bianchi del calcio mondiale.
I primi passi di Stramaccioni sono stati con lo Zeta Sport, una società di Monte Sacro, quartiere di Roma, con la quale ha vinto il titolo provinciale. Allo Zeta Sport arriva dopo aver lasciato il calcio giocato per un grave infortunio (nel Bologna in serie C, con Renzo Ulivieri sulla panchina emiliana). Nel 2005 approda alla Roma, la panchina è quella degli esordienti. In quell’anno passa dagli Esordienti ai Giovanissimi regionali per arrivare ai Nazionali: in pochi mesi salta quattro categorie. Nel 2006 conquista il secondo tricolore proprio alla guida dei Giovanissimi e nel 2010 il terzo con gli Allievi Nazionali. L’anno scorso la svolta: rifiuta la panchina della nazionale under 17 che gli era stata offerta da Sacchi, qualcosa di più di un suo estimatore, ed accetta la proposta dell’Inter per allenare la Primavera.
Dice di lui Arrigo Sacchi, responsabile delle Nazionali giovanili. “E’ uno degli allenatori giovani più preparati che ci sono in giro, non a caso volevo dargli una panchina della nazionale. Bisogna però, ovviamente, farlo lavorare con calma. Ma non bisogna aspettarsi magie…”
Basta evocare il termine mago che all’Inter subito il pensiero corre ad Helenio Herrera, il mago di papà Angelo Moratti, quello che arrivò un giorno alla Pinetina con il suo “Taca la bala!”, versione un po’ maccheronica del francese “Attaquez le ballon!”, e creò l’imbattibile Inter degli anni sessanta, una delle squadre più forti che si siano mai viste su un campo di calcio. Ma quelli erano altri tempi…Oggi il calcio è diverso, Stramaccioni, se vogliamo, ha qualcosa di Mourinho, soprattutto nella capacità di motivare il gruppo.
In molti si chiedono il perché dell’improvvisa decisione di Moratti. La fatale combinazione nello stesso giorno della gioia della vittoria a dei ragazzini (con Moratti in tribuna) e della delusione della sconfitta dei grandi a San Siro, può aver determinato questa sorprendente decisione, il colpo di testa di un tifoso tradito e deluso? Pur tenendo conto del grande amore che lega Moratti, all’Inter, non appare troppo plausibile questa ipotesi. Questa mossa della disperazione può un senso, il finale di campionato servirà a valutare il carattere, il “carisma” e le idee tattiche di Stramaccioni applicate al calcio degli adulti.
Nove partite per capire se l’Inter l’allenatore da progetto ce l’ha in casa o deve imbarcarsi in una difficile scelta, che passa da un salto nel buio (Baggio), ad un tecnico di grido (Villas Boas) ma con la lista della spesa già pronta, da un guru del calcio sudamericano, El Loco che piace tanto al presidente nerazzurro (Bielsa) agli emergenti italiani (Montella e Mazzarri).
Tatticamente, basandosi su quanto visto in Primavera, Stramaccioni ha le idee chiare: difesa a quattro e modulo in funzione del numero di trequartisti, mezzepunte o come li vogliamo chiamare, in campo. Per fare un esempio, se Sneijder fosse sano e in forma, l’Inter di Stramaccioni giocherebbe con il 4-2-3-1 con l’olandese dietro a Milito e due attaccanti esterni (Forlan e Zarate, a meno che di non promuovere qualcuno dalla Primavera).
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