La vendetta di Einstein: il fisico Ereditato costretto alle dimissioni. Fallita la sfida dei neutrini
“Si è dimesso Antonio Ereditato, portavoce della collaborazione ‘Opera’”, che lo scorso settembre attribuendo ai neutrini una velocità maggiore di quella della luce, aveva messo in discussione la teoria della relatività di Einstein. E’ quanto comunica in una nota il vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Antonio Masiero.
Nel prendere atto delle dimissioni di Antonio Ereditato da portavoce dell’esperimento Opera, l’Infn auspica che “la collaborazione Opera possa ritrovare unità e nuova leadership nel perseguire il suo primario obiettivo specifico, quello di osservare la comparsa di neutrini di nuovo tipo a partire dai neutrini di tipo mu provenienti dal Cern (oscillazioni dei neutrini)”.
L’Istituto ricorda che, “come è stato riportato nell’incontro svoltosi al laboratorio del Gran Sasso dell’Infn lo scorso mercoledì, ulteriori e definitive misure della velocità dei neutrini saranno effettuate al Gran Sasso da quattro esperimenti (tra i quali lo stesso Opera) quando il Cern invierà un nuovo fascio di neutrini a pacchetti alla fine del mese di aprile”.
Per Valerio Rossi Albertini, fisico dell’Istituto di struttura della materia (Ism), Ereditato “è un grande scienziato e non si può far risalire solo a lui la colpa di un malfunzionamento di uno dei componenti di misura”. Le dimissioni, dice, sono “affrettate”. L’errore commesso per Albertini “non inficia sul suo valore di ricercatore”.
Quanto alle dimissioni, “è stato un gesto affrettato ma segno di grande responsabilità nei confronti della comunità scientifica” in quanto, aggiunge il fisico del Cnr, “ha scelto di farsi carico di una comunicazione che sicuramente fu troppo affrettata”. La condotta dell’esperimento, ricorda Albertini, “fu giusta”. L’errore è stato strumentale: “Si trattava di una fibra ottica che non funzionava bene”.
Purtroppo, però, sottolinea il fisico, “è stato enfatizzato un solo aspetto di un progetto, invece, molto più ampio”, ‘Opera’ appunto: “Un esperimento, ‘sparare’ particelle da Ginevra fino al Gran Sasso, che fino a 20 anni fa era inimmaginabile”. Per questo, conclude Albertini, “ridurre questo lavoro solo ad un errore lo trovo ingeneroso verso dei colleghi che hanno fatto, e continuano a fare, un lavoro straordinario”.
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