La Lega travolta dagli scandali, nei guai la famiglia di Bossi e il senatùr si dimette: Decisione irrevocabile
Umberto Bossi ha rassegnato le dimissioni da segretario della Lega Nord. In Consiglio federale, a quanto si apprende, avrebbe detto che la sua scelta è irrevocabile.
In una telefonata tra Nadia Dagrada e l’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito – agli atti delle inchieste condotte a Milano, Napoli e Reggio Calabria – la dirigente amministrativa “parla chiaramente del nero che Bossi dava tempo fa al partito”. Un nero che secondo gli investigatori è riconducibile a “denaro contante che può avere varie origini, dalle tangenti alle corruzioni o ad altre forme di provenienza illecita e non tracciabile”.
Sempre dagli atti emerge che Renzo Bossi e la sua fidanzata Silvia Baldo ”sono stati insieme alla sede della Lega di via Bellerio e si sono portati via i faldoni della casa per timore di controlli”. Secondo gli investigatori i faldoni della casa si riferiscono ai lavori di ristrutturazione, probabilmente dell’abitazione di Gemonio, che sarebbero stati pagati con i rimborsi elettorali della Lega.
E ancora emerge un episodio legato a un presunto fascicolo formatosi sul figlio di Bossi che sarebbe stato ‘affossato’ da ”Silvio”. Nadia Dagrada consiglia inoltre a Belsito di farsi tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a favore della famiglia Bossi e di Rosy Mauro e di nascondere gli originali in una cassetta di sicurezza. Nel corso del colloquio, poi, la dirigente amministrativa avverte: ”Quando esce una cosa di questo genere sei rovinato… il figlio di lui (di Bossi ndr) che ha certe frequentazioni… altro che Cosentino!”.
C’è poi la cartella con l’intestazione ‘The family‘ trovata nella cassaforte di Belsito e sequestrata ieri dai carabinieri del Noe. La cartella, secondo quanto apprende l’Adnkronos, raccoglie le presunte prove di denaro distratto da Belsito per pagare alcune spese dei familiari del leader del Carroccio, Umberto Bossi. Fatture e ‘scontrini’ da migliaia di euro sono ora al vaglio dei carabinieri del Noe e dei pm di Napoli, Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock.
Se ci sono traditori interni, gli taglierò la testa, avrebbe detto Umberto Bossi ai suoi ieri prima di lasciare la sede di via Bellerio. Se qualcuno ha sbagliato pagherà, avrebbe ribadito il Senatur, sostenendo che lui e la sua famiglia non c’entrano niente e sono estranei ai fatti che emergono dalle inchieste della magistratura.
Ora il senatur si trova in via Bellerio insieme agli ex ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni in attesa del Consiglio federale convocato per le 16. I tre big del Carroccio potrebbero in queste ore concordare il nome da proporre per il successore di Belsito a tesoriere.
”Non c’è bisogno di rottamazione, c’è bisogno di congressi. I congressi decidono se cambiare o continuare. Il nostro futuro dipende da cosa facciamo, se passa il messaggio che vogliamo cambiare i cittadini ci seguono”, ha dettodal canto suo il sindaco di Verona Flavio Tosi, stamattina a Genova per sostenere il candidato sindaco del Carroccio Edoardo Rixi. ”Il rilancio – ha sottolineato – deve passare dall’assemblea federale, un posto dove tutti i militanti si possono confrontare con il movimento. In questo momento non si può perdere tempo o prendere tempo”. E “se anche Bossi non fosse il segretario è chiaro che dovrebbe avere un ruolo all’interno del movimento, perché la Lega è Umberto Bossi e Umberto Bossi è la Lega”, ha detto ancora Tosi aggiungendo che “si dovrà decidere se tenere un congresso federale”, questo “vuol dire parlare anche del segretario federale. In quel caso si vedrà chi sarà il candidato, è la democrazia interna”. Quanto agli scandali all’interno della Lega Tosi ha precisato che quanto a “Bossi tutti sanno che è uno che dei soldi non si approfitta, lui è la storia della Lega, lui l’ha fatta, l’ha difesa e l’ha portata fino a dove è adesso pagando personalmente”.
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