Maroni: Pulizia senza guardare in faccia a nessuno. Chi ha preso i soldi se ne va
“Pulizia, pulizia, pulizia senza guardare in faccia a nessuno”. E’ quanto scrive Roberto Maroni sulla sua pagina Facebook. “Rivoglio la Lega che conosco - aggiunge – quella dei militanti onesti che si fanno un culo così sul territorio senza chiedere nulla in cambio, se non la soddisfazione di sentirsi orgogliosi di essere leghisti”.
E come si fa a fare pulizia? ”Basta vedere i soldi usciti dalla Lega, chi li ha utilizzati se ne va dal partito” dice al Tgcom24 il sindaco di Verona Flavio Tosi, commentando la bufera giudiziaria che ha travolto il partito.
Ci sono decine di copie di movimenti bancari, oltre alla cartella con l’intestazione ‘The family’, nella cassaforte dell’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, sequestrata due giorni fa a Roma dai carabinieri del Noe e dagli uomini della Guardia di Finanza. Documentazione corposa, ben catalogata, che dimostrerebbe come i soldi dei rimborsi elettorali siano stati distratti per pagare i conti della famiglia Bossi. Elementi che confermano quanto detto nelle intercettazioni dallo stesso Belsito, indagato dalle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Nessuna traccia, invece, di denaro o della presunta registrazione del colloquio tra l’ex tesoriere Belsito e l’ex segretario federale del Carroccio, Umberto Bossi.
Bossi ha lasciato intorno alle 17.30 la sede del partito in via Bellerio a Milano dove ha incontrato fin dalla tarda mattinata diversi esponenti del Carroccio per fare il punto sulla situazione. Il Senatur non ha rilasciato nessuna dichiarazione e si è allontanato in auto rivolgendo solo un saluto ai pochi sostenitori presenti che urlavano il suo nome. Sigaro in mano Bossi non ha rivolto neppure uno sguardo ai tanti giornalisti presenti. Poco prima di lui avevano lasciato la sede della Lega anche l’ex ministro Roberto Castelli e il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, mentre in precedenza era stata la volta dell’ex ministro Roberto Calderoli e dell’europarlamentare Francesco Speroni. In via Bellerio anche il presidente della Commissione finanze alla Camera, Giancarlo Giorgetti.
Allertati dal movimento delle macchine e sperando di poter incrociare l’auto del loro leader alcuni sostenitori di Bossi si sono posizionati lungo via Bellerio, tenendo tra le mani lo striscione ‘Guerrieri padani si nasce… cuore leghista al servizio del popolo padano. Quando un popolo come quello padano si muove piega la storia’.
Ma i vecchi compagni di briscola di Umberto Bossi sono critici con il loro ex compagno di gioco. “Umberto non è una vittima – dicono al Circolino di Capolago in provincia di Varese -. Si doveva dimettere già da tempo. Ci ha deluso”. Amarezza e critiche a parte, gli ex compagni di gioco ricordano quando il Senatur, prima che diventasse il leader della Lega, la mattina arrivava al circolo: “Giocava sempre con gli anziani. Era un abile giocatore, ma voglia di lavorare… Fumava l’immancabile sigaro e poi leggeva ‘Topolino’. Chissà, ora che si è dimesso, avrà più tempo per tornare al gioco delle carte”.
La bufera non ferma comunque i numerosi fedelissimi, pronti a rivendicare l’appartenenza al popolo ‘verde’. E la serata per rimarcare “l’orgoglio padano”, in programma martedì prossimo al PalaCreberg di Bergamo trasloca alla Fiera Nuova in via Lunga perché “le adesioni – spiega all’Adnkronos il segretario provinciale di Bergamo, Cristian Invernizzi – hanno già superato la capienza della struttura. Solo da Bergamo sono 800 le persone che arriveranno a bordo di pullman organizzati, a cui bisogna aggiungere le numerosissime adesioni già raccolte da ogni angolo della Padania”.
Al momento, “sono oltre 2mila” i ‘pasionari’ che “hanno già assicurato la loro partecipazione – aggiunge Invernizzi – mentre il PalaCreberg non può che accoglierne 1.500 circa”. Ecco dunque la decisione di trasferire l’evento, in programma a partire dalle 21, alla Fiera Nuova di Bergamo. Tra gli ospiti attesi, oltre al Senatur, anche il nuovo triumvirato, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago.
Non si placano intanto le reazioni politiche. “E’ stata creata ad arte una montatura contro il capo. Ma la verità verrà fuori, sono serena perché sono certa della estraneità di Bossi” scandisce Angela Maraventano, la ‘pasionaria’ di Lampedusa, senatrice della Lega Nord. Maraventano difende a spada tratta il suo leader, che continua a chiamare per tutta l’intervista “il capo”, e parla di una “montatura” fatta “da chi vuole il male della Lega”.
“Io metterei non una ma entrambe le mani sul fuoco per Bossi – dice all’Adnkronos – sono assolutamente certa della sua innocenza. Noi siamo gente seria”. “Lo conosco da quindici anni – afferma ancora – e ho potuto conoscere anche la sua personalità, il suo modo di fare. Il capo non farebbe mai qualcosa che va contro le regole. Sa qual è la verità? Che noi siamo l’unico partito che sta facendo opposizione e questa cosa dà molto fastidio”. Alla domanda su quale sia il clima che per ora si respira dentro la Lega, risponde: “Siamo sereni anche perché a breve tutto questo castello verrà smontato. La verità verrà fuori, nessuno può distruggere un movimento reale e vero, l’unico nel paese. I militanti della Lega questo lo sanno e lo capiranno che è tutta una montatura”.
Secondo Lamberto Dini le vicende che stanno investendo la Lega avranno “conseguenze devastanti”, ma il partito continuerà a vivere, perché rimane “il substrato politico”. ”La Lega è cambiata sostanzialmente dopo la malattia di Bossi, quando alcune persone si sono impossessate di lui e del partito. E’ chiaro che per chi ha approfittato per fini personali di fondi pubblici le conseguenze saranno devastanti, la base del partito non perdonerà e per loro l’epurazione sarà inevitabile. Certamente anche la Lega pagherà uno scotto pesante – dice l’ex premier – quel famoso ‘Roma ladrona’ le se ritorcerà contro, tuttavia non vedo la fine di questo partito”.
Mentre per Massimo Cacciari, “Bossi è finito, era inevitabile che così fosse dopo la caduta di Berlusconi. E’ politicamente fallito come Berlusconi. Un fallimento politico clamoroso: non hanno realizzato nulla di ciò per cui erano scesi in campo. Questo è il fatto fondamentale che non va nascosto, lasciamo perdere la moglie e il trota” commenta ai microfoni di ‘In Onda’ su La7.
Quanto a Rosi Mauro, per il capogruppo dell’Idv al Senato, Felice Belisario, ”motivi di opportunità potrebbero consigliare di fare un passo indietro, per poter meglio difendere la sua dignità istituzionale e mettere al riparo l’istituzione che rappresenta da eventuali contraccolpi giudiziari”.
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