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Trieste, dopo 128 anni la storica Stock si trasferisce in Repubblica Ceca: costi non più sostenibili

Chiude a Trieste lo storico stabilimento della Stock di via Caboto, dopo 128 anni di attività, a causa della riduzione dei consumi e della necessità di rimanere competitivi sul mercato. Dal prossimo giugno, la produzione triestina della Stock Spirits Group sarà trasferita nella Repubblica Ceca, dove esiste già uno stabilimento, per ridurre i costi.
La decisione è stata annunciata improvvisamente nella sede di Confindustria dalla società, che ritiene lo stabilimento triestino non più sostenibile a livello economico.
Complessivamente, i dipendenti a Trieste sono 28 più 2 dirigenti. Quello del capoluogo giuliano è l’unico stabilimento produttivo in Italia. Esiste poi una direzione commerciale della società con sede a Milano, che conta una quarantina di dipendenti.
Appresa la decisione dell’azienda, i dipendenti dello stabilimento di Trieste hanno hanno deciso il blocco immediato della produzione per due giorni con contestuale sciopero di 16 ore. Lo si apprende dal segretario provinciale della Cgil di Trieste, Adriano Sincovich. Il sindacalista definisce l’annuncio della Stock Spirits Group “un fulmine a ciel sereno”, abbattutosi su lavoratori, Rsu e sindacati di categoria durante una riunione convocata in Confindustria per altri motivi. “L’annuncio del management – riferisce Sincovich  - è avvenuto nello sconcerto generale, anche della stessa Confindustria. E l’azienda ha addotto motivazioni pretestuose, del tipo che in Italia ci sono troppi controlli di polizia sugli alcolici”.
Nulla faceva supporre una tale decisione, rincara la dose l’esponente della Cgil, che parla di “segnali opposti risalenti alla scorsa settimana, quali un investimento sullo stabilimento di Trieste di 400mila euro”. Dopo l’annuncio shock, i sindacati hanno avuto un incontro con l’assessore regionale Angela Brandi, alla quale, afferma Sincovch, “abbiamo manifestato il nostro disappunto”. Anche perché, prosegue Sincovich, 3 anni e mezzo fa c’era stato un accordo per mantenere la produzione a Trieste. Quindi, ci troviamo di fronte a una violazione di un patto sostanziale. In questi anni, a Trieste sono state prodotte – aggiunge – 18 milioni di bottiglie l’anno”. “Ora – conclude Sincovich – scatterà l’avviamento formale della procedura di licenziamento collettivo”.
Secondo la Coldiretti ”la scelta di delocalizzare l’attività produttiva segue, come spesso accade, la cessione della proprietà all’estero ma rischiano di fare la stessa fine gli altri marchi dell’agroalimentare italiano che sono passati in mani straniere nell’ultimo anno, per un fatturato di oltre 5 miliardi di euro”.
La Stock Spirits Group, ricorda la Coldiretti, è stata creata nel 2008 con il sostegno finanziario del fondo americano ”Oaktree Capital Management” che aveva acquisito la proprietà della Stock dalla Eckes A.G., alla quale era stata ceduta dagli italiani nel 1995. ”La delocalizzazione industriale – sottolinea la Coldiretti – è solo l’ultima fase di un processo che inizia con l’importazione delle materie prime dall’estero da utilizzare al posto di quelle nazionali nella preparazione di cibi e bevande, continua con l’acquisizione diretta di marchi storici da parte degli stranieri e finisce con la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero”.
”Una tendenza – continua la Coldiretti – favorita dalla crisi che rende più facile lo shopping straniero in Italia e meno costosa la produzione all’estero. Dinanzi a tale rischio occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.