Cinque centesimi al litro sulla benzina per la protezione civile: la tassa che fa insorgere i consumatori
Via libera del Cdm in via preliminare alla riforma della Protezione civile. Con il provvedimento, il governo riorganizza la struttura operativa e procede all’accelerazione dei tempi d’azione del Servizio. L’obiettivo, si legge nel comunicato della presidenza del Consiglio, è di rafforzare l’efficacia nel monitoraggio, il controllo e la gestione delle emergenze.
Una riforma che ha subito fatto insorgere le associazioni dei consumatori. Per il Codacons un eventuale aumento della benzina di 5 centesimi di euro al litro, ipotizzato dal Consiglio dei ministri per finanziare la Protezione Civile, determinerebbe un aggravio di spesa pari ad almeno 73 euro annui ad automobilista solo di costi diretti. “Un simile provvedimento sarebbe semplicemente folle – dice il Presidente Carlo Rienzi -. Disporre per legge il rincaro dei listini alla pompa, quando i prezzi hanno raggiunto livelli record che sfiorano i 2 euro al litro, e dopo una successione incredibile di nuove accise, introdotte per finanziare qualsiasi cosa, avrebbe effetti disastrosi sui prezzi al dettaglio in tutti i settori, sui consumi delle famiglie e sulle tasche degli automobilisti, categoria sempre più spremuta come un limone”. Sul piede di guerra anche Federconsumatori e Adusbef per “l’ennesima accisa sui carburanti”. “Un ulteriore aumento di 5 centesimi – dicono in una nota congiunta i presidenti Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti – aggraverebbe la situazione con una ricaduta di 60 euro, portando il complessivo a ben 576 euro annui solo per costi diretti”. ”Ci mancava la Protezione Civile a far dichiarare l’emergenza nelle tasche degli italiani! Infatti -sottolineano-, non si comprende perché debbano essere sempre ‘i soliti noti’ a dover finanziare le riforme di organismi come la Protezione Civile”.
L’approvazione definitiva del provvedimento, da parte di un successivo Consiglio dei ministri, potrà avvenire dopo l’esame da parte della Conferenza Unificata Stato-Regioni che si terrà il 19 aprile. Il provvedimento specifica, ”attraverso una ridefinizione, i compiti del Servizio nazionale di Protezione Civile. Sono puntualmente individuate -sottolinea la nota, emessa al termine della riunione del Consiglio dei Ministri- anche le attività di protezione civile, individuando tre tipologie: la previsione, diretta all’identificazione degli scenari di rischio e dei rischi per i quali è possibile il preannuncio, il monitoraggio, la sorveglianza e vigilanza in tempo reale; la prevenzione volta a evitare o ridurre le possibilità di danni; l’attività di primo soccorso e assistenza, cui segue il superamento dell’emergenza”.
Una riforma, definita dal presidente del Consiglio, Mario Monti come “strutturale del nostro Paese, non certo tra le meno importanti”. “Quando le leggi sono buone -ha sottolineato il premier- riescono a cogliere le migliori risorse ed energie di un popolo e sanno indirizzarle verso traguardi futuri”. E’ l’obiettivo deve essere quello di superare la contraddizione che spesso vive il nostro Paese tra “la forza delle individualità e la debolezza di sistema”.
Per il capo dello Stato, Giorgio Napolitano “è importante” che nel progetto di riforma della Protezione civile il premier, in quanto “titolare della politica generale del governo” conservi comunque “un ruolo essenziale”. Ed è altrettanto importante, ha aggiunto, che abbia “un ruolo appropriato, misurato, ma effettivo anche il ministero dell’Interno”. La principale novità rispetto al sistema in vigore attualmente è nella previsione ”che il Presidente del Consiglio dei Ministri, ai fini di Protezione Civile, possa esercitare in proprio le funzioni di promozione e coordinamento delle attività delle amministrazioni statali e locali e di ogni altra istituzione pubblica e privata sul territorio, ovvero che egli possa delegare tali funzioni al solo Ministro dell’Interno”.
Se ”il professor Monti è qui come volontario”, ha concluso Napolitano, “io sono qui come un richiamato dalla riserva”. Poco prima, il premier aveva sottolineato di essere stato chiamato a Palazzo Chigi come ”un volontario” per la messa in sicurezza del Paese.
Per Franco Gabrielli, capo del Dipartimento della Protezione civile è importante arrivare a una riforma condivisa. ”Il confronto con le Regioni – ha detto all’Adnkronos – è molto importante: il mio auspicio è che si arrivi alla ‘registrazione’ della legge, che dia una rinnovata capacità operativa alla Protezione civile, ma sia soprattutto una riforma condivisa”. Della necessità di una “riforma condivisa” ha parlato anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. “Occorre una riforma della Protezione Civile – ha detto -, ed è indispensabile che questo provvedimento sia condiviso”.
Con il provvedimento vengono chiarite poi le tipologie di rischio, che vengono distinte in tre categorie: le calamità che possono essere affrontate mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni in via ordinaria; quelle che per la loro natura, intensità ed estensione comportano l’intervento coordinato di più soggetti competenti in via ordinaria; infine, quelle che in ragione della loro intensità ed estensione debbono, con immediatezza, essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo. Al verificarsi o nell’imminenza dell’evento calamitoso, il Consiglio dei Ministri su proposta del Presidente, o del Ministro dell’interno se delegato, previa intesa con la Regione interessata, delibera lo stato di emergenza, determinandone contemporaneamente la durata e l’estensione territoriale e indicando contestualmente l’Amministrazione pubblica competente in via ordinaria a coordinare gli interventi successivi. La durata dello stato di emergenza è di regola 60 giorni (prorogabile di altri 40 con delibera del Consiglio dei Ministri). ”Sono così individuate e distinte, sin dal primo momento -spiegano a Palazzo Chigi- la fase del soccorso, di competenza della Protezione Civile e della durata massima di 60 (più 40) giorni, da quella del superamento dell’emergenza, affidata all’Amministrazione competente in via ordinaria”.
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