Norvegia, al via il processo a Breivik: appena entrato in aula fa il saluto nazista
Si è apre oggi a Oslo, in Norvegia, il processo a carico di Anders Behring Breivik, l’estremista di destra responsabile della bomba a Oslo e il massacro sull’isola di Utoya, costati la vita a 77 persone. Il processo dovrebbe durare dieci settimane.
Breivik ha lasciato il carcere dove è rinchiuso poco prima delle 08.00, a bordo di un pulmino scortato dalla polizia e, entrato nel tribunale distrettuale, ha fatto il saluto nazista appena gli sono state levate le manette. “Non riconosco i tribunali norvegesi. Avete ricevuto il vostro mandato da partiti politici che sostengono il multiculturalismo. Non riconosco l’autorità del tribunale”, ha detto l’estremista rivolgendosi alla presidente del collegio, Wenche Elizabeth Arntzen. Vestito con un completo scuro, Breivik si è poi seduto fra i suoi avvocati, Geir Lippestad e Vibeke Hein Baera, e quando il giudice gli ha chiesto nome, stato civile ed occupazione, si è definito “uno scrittore” che risultava disoccupato al momento dell’arresto. L’uomo ha anche detto di essere un “comandante militare” che non dovrebbe comparire davanti ad un tribunale penale.
Il procuratore Inga Bejer Engh ha quindi iniziato a leggere le 19 pagine dell’incriminazione. Breivik non ha mostrato emozione durante la lettura, guardando alcuni documenti, mentre alcuni membri del pubblico hanno pianto.
Severe le misure di sicurezza imposte: l’area attorno al tribunale è stata chiusa e il passaggio è autorizzato solo per chi è dotato di permesso. Tutti devono superare controlli di sicurezza. L’edificio del tribunale, controllato da poliziotti armati, è stato passato ieri al setaccio anche con l’aiuto di cani. Lo spazio aereo di Oslo è stato vietato ai piccoli aerei. Il pubblico e la stampa possono seguire il dibattimento attraverso televisori a circuito chiuso che saranno approntati in 17 tribunali sparsi per tutto il paese.
L’estremista di destra, 33 anni, sarà interrogato domani e ripeterà la sua tesi di aver agito come legittima difesa di fronte alla politica pro immigrati del governo laburista. L’avvocato Lippestadt ha avvertito che il suo assistito potrebbe perfine esprimere rincrescimento per non aver fatto un maggior numero di vittime. La difesa ha chiamato 40 persone a testimoniare, fra cui alcuni islamisti.
Al centro del processo vi è la questione se Breivik sia o meno sano di mente, una quesito sul quale si confronteranno in aula esperti dai pareri opposti. Poco più di una settimana fa un team di psichiatri ha stabilito che l’imputato era responsabile dei suoi atti e non puo’ essere definito psicotico, ma che vi è un “forte rischio che possa ripetere atti di violenza”. Una precedente perizia psichiatrica conclusa a novembre affermava invece che Breivik soffre di “schizofrenia paranoide”, suggerendo di fatto il suo internamento in un istituto psichiatrico.
In aula testimonieranno anche alcuni dei sopravvissuti del massacro di Utoya, l’isola dove da anni si svolgeva un campo estivo giovanile laburista. Lo scorso 22 luglio, dopo aver fatto esplodere una bomba nel centro di Oslo, che provoco’ la morte di otto persone, Breivik arrivo’ sull’isola dove comincio’ a sparare all’impazzata: morirono cosi’ 69 persone, di cui 67 colpite dalle sue pallottole e due annegate nel tentativo di mettersi in salvo.
Dei morti, ben 34 erano di età compresa fra i 14 e i 17 anni, mentre 22 erano fra i 18 e i 20. Altre 33 persone sono rimaste ferite. Il processo dovrebbe durare fino al 21, 22 giugno quando accusa e difesa pronunceranno le arringhe finali. La sentenza è prevista nelle settimane successive. Breivik potrebbe finire in un istituto psichiatrico. Se verrà riconosciuto capace di intendere e di volere, la pubblica accusa potrebbe chiedere una “condanna di detenzione preventiva” oltre il massimo di 21 anni, sulla base della quale Breivik potrebbe restare in carcere indefinitivamente di fronte all’alto rischio che compia che compia altre violenze.
L’attentato di Oslo e il massacro di Utoya sono stati uno choc per la Norvegia, dove non era mai accaduto qualcosa di cosi’ grave dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Social